Lunedì 22 Aprile 2024

Montalbano, Zingaretti: "Privilegio interpretarlo per 20 anni"

Torna in tv con i nuovi episodi

Una foto di scena de 'Il commissario Montalbano' (Ansa)

Una foto di scena de 'Il commissario Montalbano' (Ansa)

Roma, 25 febbraio 2017 - UN SUCCESSO lungo quasi vent’anni. I primi episodi del “Commissario Montalbano” sono, infatti, andati in onda nel 1999. Un successo crescente che, dopo l’Italia, ha portato il commissario nato dalla penna di Andrea Camilleri anche all’estero, in oltre sessanta Paesi tra Europa e resto del mondo. Arrivano ora due nuovi episodi, “Un covo di vipere” e “Come voleva la prassi”, in onda rispettivamente lunedì 27 febbraio e lunedì 6 marzo, in prima serata su Raiuno. E con questi si arriva a trenta. Tutti replicati più volte con uguale successo, e che verranno ancora riproposti fino al 1° maggio, dopo i due nuovi. E si stanno già mettendo a punto le sceneggiature per altri due episodi che saranno girati in primavera. Un successo che deve molto anche al suo interprete, tanto misurato quanto efficace, carismatico, al punto che è ormai difficile scindere l’immagine del commissario Montalbano da quella di Luca Zingaretti. Diretto ancora una volta da Alberto Sironi e affiancato dagli “storici” colleghi Cesare Bocci e Peppino Mazzotta, Mimì Auguello e Fazio, e da Sonia Bergamasco diventata già nei due episodi precedenti la fidanzata Livia.

Zingaretti, cosa cambia in questi due nuovi episodi?

«Al Festival di Sanremo, dopo avere sceso in modo leggiadro le scale, ho cantato “Una vita spericolata”, e chi non l’ha visto non sa cosa si è perso. Come dice Vasco, sono qua e non c’è niente da cambiare. In Montalbano non c’è niente da cambiare perché è un classico. Non sono soltanto gialli, sono storie che contengono una visione del mondo. Come le opere di Shakespeare».

Quasi vent’anni di successo crescente, come lo spiega?

«Perché parliamo al cuore della gente che, bontà sua, ci ascolta. E poi la serie può contare su una squadra di professionisti straordinari, e non mi rifersco soltanto agli attori, ma anche a chi non appare. Dopo i primi successi non ci siamo accontentati, abbiamo continuato a lavorare a testa bassa. E poi, quando era difficile conquistare il pubblico straniero, soprattutto quello anglosassone, siamo arrivati anche a loro. E io sono fiero di essere fermato per strada all’estero quasi come in Italia».

Nessuna stanchezza nei confronti del suo personaggio?

«Io sono un attore curioso, mi piace cambiare. Ma ho la possibilità di farlo, in cinema come in teatro. Da due anni sono in tournée con “Pride”, dove interpreto un personaggio ben diverso da Montalbano. Ma considero un privilegio poter seguire un personaggio nell’arco di diciotto anni, e poi un personaggio creato da uno scrittore vivente che attraveso queste storie ha raccontato in modo mirabile anche gli ultimi vent’anni della nostra storia, con ombre e luci, e la sua visione del mondo».

Felice di continuare, quindi?

«Fino a quando mi continuerò a divertire, sarò felice di frequentare ogni due anni questo vecchio amico che vive in un paesino della Sicilia, per sapere come sta e per capire com’è cambiato il mondo e il suo modo di viverlo».

Com’era stato il primo impatto con Montalbano?

«Sono stato allievo di Andrea Camilleri all’Accademia d’Arte Drammatica. Il nostro era un rapporto di affetto e stima tra allievo e professore. Adesso, che è celebrato in tutto il mondo, è facile, ma io ho iniziato ad apprezzarlo allora, non solo per come insegnava ma per il suo modo di stare al mondo. Dopo l’Accademia, essendo due persone riservate, non ci siamo sentiti per un po’. Un giorno, in una libreria ho visto un suo libro. Sono rimasto stupito, non sapevo che scrivesse. L’ho comprato e lasciato sul comodino, devo confessare poco fiducioso sul suo valore. Poi, quando l’ho letto, sono rimasto fulminato da Montalbano: un grande personaggio, e se il cinema italiano fosse messo meglio, se ne sarebbe impadronito».

E poi?

«Avrei voluto comprarne i diritti, ma allora non avevo come attore la forza per farlo. Quando poi ho sentito che li aveva comprati Carlo Degli Esposti e che voleva farne una serie tv, ho detto alla mia agente che, anche se cercavano un Montalbano alto e biondo, volevo fare assolutamente il provino. Dopo sei mesi di selezioni, ho avuto la parte. A quel punto ho chiamato Andrea. Prima no, non volevo sembrare in cerca di raccomandazioni».

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