Giovedì 18 Aprile 2024

30 anni di '.it', la storia dei pionieri che fecero il web in Italia

Domenico Laforenza, direttore dell’Istituto di Informatica e Telematica: "Il .it profuma e richiama il made in italy che sappiamo essere un vessillo di qualità mondiale, questa identità va protetta"

Internet, computer (foto iStock)

Internet, computer (foto iStock)

Milano, 23 novembre 2017 - Il suffisso ".it" è entrato implicitamente nel gergo degli internauti italici, una sorta di automatismo tale per cui quasi tutti i siti web del Paese terminano con quelle due semplici lettere. Oggi si festeggia l’anniversario della nascita del dominio ".it" che nel 1987 - a un solo anno di distanza dal primo segnale Internet lanciato verso gli Usa da parte della nostra penisola, precisamente dalla sala macchine del Cnuce-Cnr di Pisa – segnò la creazione dei primi domini made in Italy. Al crepuscolo degli anni ottanta, quando internet era esclusivamente materia riservata agli addetti ai lavori, la Iana (Internet Assigned Numbers Authority) delegò il Cnr di Pisa alla creazione e gestione di Registro .it (all'epoca Registration Authority). Il primo dominio ".it" della storia tricolore ufficialmente registrato e depositato fu proprio “cnuce.cnr.it”. Inizialmente, infatti, la gestione di questi registri virtuali venne affidata all’Istituto Cnuce, per poi passare sotto l’egida dell’Istituto di Informatica e Telematica.

Da quel momento è iniziata una lento quanto inarrestabile fioritura che ha interessato imprese grandi e piccole, privati, associazioni e singoli cittadini che hanno trovato la loro vetrina e dimora virtuale registrandosi in quella che è la piazza mondiale del web. Se nel 1987 furono dei veri e propri pionieri coloro che per primi acquistarono il proprio “dominio.it”, oggi sono più di 3 milioni gli utenti che hanno fruito del servizio. Fra le prime aziende italiane ad avvalersi di un sito “internet.it” figura – a conferma del suo spirito altamente innovativo – la Olivetti. Non è stata da meno in quanto a modernità e lungimiranza la Ferrari che, nel 1995, è stata la prima casa automobilistica italiana a registrare il proprio dominio.it battendo sul tempo la Fiat, che sarebbe arrivata nel 1996. Per ciò che concerne le squadre di Serie A è stata l’Inter, nel 1995, a registrare il suo sito ufficiale www.inter.it, tutt’ora in funzione; nel 1996 sarebbe stata la volta di Milan e Juventus. Oggi, per celebrare questo anniversario che ha segnato il cambio di un’epoca, il Registro - l’organismo responsabile della gestione dei domini Internet a suffisso .it - ha organizzato l’evento “30 anni di .it”, che si terrà a Milano, presso la Pelota.

Domenico Laforenza, direttore dell’Istituto di Informatica e Telematica ci ha raccontato retroscena, traguardi e problematiche legati alla gestione del Registro, ripercorrendo la storia che ha vissuto da protagonista: “Sono entrato nel Cnuce nel 1972 come operatore, un ragazzino di 19 anni con il camice bianco, ho vissuto di sponda i primi passi dei ricercatori che viaggiavano verso gli States indagando Arpanet, ovvero ciò che definiamo la mamma di Internet. Ho respirato questa atmosfera pioneristica, compreso il primo vagito dell’Italia in Internet diretto verso la Pennsylvania che ne confermò la ricezione". Laforenza però non schiva l’argomento spinoso legato al ritardo del digitale italiano – che non esita a definire spaventoso – ponendo l’accento sui dati: siamo i fanalini di coda in Europa. “Non ci limitiamo certo ad assegnare targhe di 64 caratteri che terminano con it" e rilancia "per noi è fondamentale riuscire ad accorpare un discorso etico a quello logistico e tecnico. Il .it profuma e richiama il made in italy che sappiamo essere un vessillo di qualità mondiale, questa identità va rotetta. Con le entrate derivate dal Registro investiamo in ricerca ma anche in creazione di consapevolezza sull’uso intelligente e accorto di questo meraviglioso strumento, anche noi intendiamo contribuire per contenere i cattivi usi del web. Progettiamo giochi interattivi come Internettopoli, una sorta di gioco dell’oca che guida virtualmente i giovani verso un’esperienza consapevole al web, abbiamo anche la nostra Ludoteca che si distingue con una serie di iniziative a profilo variabile finalizzate alla divulgazione e responsabilizzazione. Non siamo soltanto dei burocrati, coltiviamo una crescita sana di questo strumento. “

Laforenza sottolinea: "La cultura digitale italiana non si attiene a una forma strutturale di formazione adeguata. E’ ancora troppo sommaria e imprecisa la percezione che molte persone comuni hanno di Internet. La metafora che preferisco è quella che paragona il Web a una finestra che affaccia su magnifici paesaggi pieni di possibilità, ma ci vuole una cultura adeguata verso il mezzo". Infine ci concediamo uno sguardo verso il futuro, interrogandoci sulla direzione che il registro potrebbe prendere nei prossimi 30 anni: "Abbiamo delle indicazioni e dei dati che ci consentono di fare ipotesi ragionate, una serie di questioni necessitano di essere affrontate con attenzione. Il primo obiettivo è la resilienza della struttura: tutelare al meglio il nostro sistema e proteggerlo da attacchi di qualunque natura, in seconda battuta è di capitale importanza proteggere la qualità dei dati ovvero evitare il più possibile che qualcuno chieda un nome a dominio che non corrisponda al reale possessore, usi impropri che possono andare a creare una serie di fake lesivi per la reputazione". Obiettivi ambiziosi e impegnativi per un sistema tentacolare che si dipana in mille rivoli: ci vediamo tra 30 anni.  

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