Mafia: immobili, conti, azioni. Maxisequestro da 18,5 milioni, Messina Denaro ora è più isolato

Individuato l'ingente patrimonio riconducibile al boss e fittizziamente intestato agli imprenditori Salvatore Angelo e Antonino Nastasi, già condannati. I proventi contribuivano a finanziare la latitanza del ricercato numero uno di Cosa Nostra

L'identikit di Matteo Messina Denaro diffuso dalla polizia (Ansa)

L'identikit di Matteo Messina Denaro diffuso dalla polizia (Ansa)

Trapani, 16 gennaio 2014 - Nuovo colpo al patrimonio del mandamento mafioso di Castelvetrano capeggiato da Matteo Messina Denaro. Lo hanno inferto dai carabinieri del Ros e del comando provinciale di Trapani, che questa mattina hanno dato esecuzione al sequestro, emesso dalla sezione misure di prevenzione del tribunale di Trapani, nei confronti dell'imprenditore Salvatore Angelo e di Antonino Nastasi (nonché quello della moglie Antonina Italia), già condannati nell'ambito dell'operazione "mandamento", per associazione di tipo mafioso e fittizia intestazione di beni. 

SCOPERTO IL TESORO - I provvedimenti, richiesti dal pool coordinato dal procuratore aggiunto Teresa Principato, scaturiscono dalle indagini sulla ricerca di Matteo Messina Denaro che, dopo aver portato all'arresto degli esponenti di vertice del mandamento di Castelvetrano, inseriti a vario titolo nella struttura di supporto economico al latitante castelvetranese, hanno individuato l'ingente patrimonio accumulato da questi, per un valore complessivo di 18,5 milioni di euro. Il sequestro segue quello precedentemente effettuato dai Ros per un corrispettivo di 20 milioni di euro. 

UN MARE DI IMMOBILI - L'intervento, che ha interessato la provincia di Trapani, ed in particolare i comuni di Castelvetrano, Castellamare del Golfo, Salemi e Mazara del Vallo, prevede il sequestro di 8 beni aziendali, 132 beni immobili, 7 autoveicoli e circa 22 tra rapporti bancari e finanziari. L'indagine patrimoniale - si legge in una nota - ha confermato come l'organizzazione capeggiata dal latitante trapanese Messina Denaro fosse in grado di intervenire nell'esecuzione di importanti lavori nel settore delle energie rinnovabili, con una fitta rete di società controllate, in modo diretto e indiretto, dall'imprenditore Salvatore Angelo di Salemi.

BANCOMAT DEL BOSS - Quest'ultimo è risultato la pedina fondamentale intorno alla quale ruotava il sistema societario con cui l'organizzazione mafiosa si è infiltrata direttamente nel circuito produttivo e, in particolare, nei progetti di realizzazione dei parchi eolici di San Calogero di Sciacca, Eufemia di Santa Margherita Belice e Contessa Entellina. Attraverso accertamenti bancari è stato possibile riscontrare come una percentuale dei proventi venisse destinata all'associazione mafiosa, ed in parte al sostentamento della latitanza di Matteo Messina Denaro.