La Toscana riscopre i Macchiaioli con una mostra dai tocchi contadini

La mostra 'Da Fattori a Modigliani. Grandi Maestri - grandi Allievi' ha come obiettivo quello di ricostruire il ruolo che i Macchiaioli svolsero nello sviluppo dell'arte moderna. Nell'esposizione anche opere di Fattori, Modigliani, Signorini e De Nittis

Adolfo Tommasi, Podere, Olio su cartone

Adolfo Tommasi, Podere, Olio su cartone

La Toscana riscopre i Macchiaioli e lo fa con una mostra dove sono esposte 240 opere dei più noti esponenti della corrente artistica e dei loro seguaci.

Una kermesse che ricostruisce la storia di un periodo compreso tra il tardo Ottocento e i primi anni del Novecento troppo spesso dimenticato e quasi sconosciuto al di fuori dei confini italiani, perchè soffocato dal mito degli Impressionisti. Eppure la 'rivoluzione' dei Macchiaioli comincia addirittura prima di quella degli artisti che avevano fatto della Francia il loro centro culturale. Ma per uno di quei casi di bizzarria del destino la loro attività non è mai stata veramente sdoganata, restando un 'fenomeno' quasi provinciale, anche perchè maturato in una terra, quella livornese e poi toscana, che non poteva avere nel mondo dell’arte la stessa visibilità di Parigi.

Organizzata dalla Fondazione Piaggio, la mostra 'Da Fattori a Modigliani. Grandi Maestri - grandi Allievi' ha proprio l'obiettivo di ricostruire il ruolo che i Macchiaioli svolsero nello sviluppo dell'arte moderna. E lo fa attraverso una delle collezioni private più emozionanti del nostro Paese, quella di Carlo Pepi, una laurea in economia e commercio e una vita lavorativa dedicata alle aziende, ma una passione per l'arte che, unita a un istinto molto speciale, lo ha portato ad essere uno dei maggiori 'cacciatori' e conoscitori della pittura del tardo Ottocento in Toscana. Il suo nome e i suoi strali polemici campeggiarono a lungo sulla stampa internazionale quando, complici i fossi di Livorno, avvenne la beffa forse più eclatante che la storia dell'arte ricordi. In mezzo a una pletora di critici e di studiosi pronti a giurare sull'autenticità delle sculture 'ripescate' e attribuite a Modigliani, lui, autodidatta dell'arte, indicò subito quelle teste come false. E, come tutti ormai sanno, aveva ragione.

Sono 20mila le opere delle Avanguardie tra Ottocento e Novecento di cui si compone la collezione che Carlo Pepi custodisce gelosamente nella sua villa di Crespina, tra cui 600 disegni e un centinaio di litografie di Fattori. Duecentoquaranta di queste sono ora esposte fino al 30 agosto al Museo Piaggio e al Centro per l'arte Otello Cirri di Pontedera nella mostra che lui stesso ha curato.

"I Macchiaioli nascono in una Toscana contadina e fanno una rivoluzione integrale con pochi tocchi, colori puri, contrasto netto tra chiari e scuri con campiture a macchie", spiega Pepi."In quel momento il movimento si pone come il più innovativo, più all'avanguardia in campo internazionale. Dopo verrà l'Impressionismo con tutti altri principi ed esecuzioni e con vari risvolti. Sono molti i grandi artisti del Novecento che hanno riadoperato quanto avevano scoperto i Macchiaioli".

Nell'esposizione al Museo Piaggio trovano spazio cento opere che portano la firma di Fattori, Modigliani, Lega, Signorini e De Nittis e di alcuni cosiddetti 'allievi' tra cui Kienerk e Viani. Né manca il gruppo di Torre del Lago, detto della Bohème, tra cui spiccano Angiolo Tommasi con 'La barca a Massaciuccoli' e Eugenio Cecconi con 'Il lago di Massaciuccoli'.

Al Centro per l'arte Otello Cirri sono invece esposte 140 litografie e acqueforti, tra cui molti inediti. E' il paesaggio toscano a campeggiare, con i suoi casolari e la sua campagna. Una campagna che appare anche con contrasti violenti di colore, come si addice ad una 'rivoluzione artistica'.

"Gli estremismi mi hanno sempre affascinato", aggiunge Pepi. "Loro, comunque, i Macchiaioli, scelsero di rappresentare i loro luoghi con la vita che vi si svolgeva, essenzialmente contadina o piccolo borghese, rifiutando soggetti accattivanti ed abbellimenti di qualsiasi sorta e attenendosi alla rappresentazione fedele della Toscana del loro tempo". Tra loro solo De Nittis sarà preso dalla vita e dalla cultura parigina, di cui dipingerà in modo incantevole le frivolezze. Tutti gli altri resteranno ancorati alla loro terra e ne pagheranno le conseguenze, sia in fatto di critica che di pubblico. Diverso è per Modigliani, che i Macchiaioli aveva 'frequentato' da piccolo a Livorno, ma che non sarebbe mai diventato un pittore di paesaggi, bensì di ritratti. La sua vita tragica e il suo incontro a Parigi con l'arte africana ne hanno fatto un'icona di tutti i tempi. E da lui nasce un'altra storia.