Mercoledì 24 Aprile 2024

Ma decide la Merkel

DAVVERO – come dice Nikos Kotzias, nuovo ministro degli Esteri greco – nuove sanzioni alla Russia obbediscono «all’impero idiosincratico sotto il dominio della Germania»? Non esattamente. Questa volta la sola colpa rimproverabile a Angela Merkel è l’aver seguito passivamente la linea di Obama, lui sì animato da idiosincrasia nei confronti della Russia. La cancelliera tedesca e i suoi 27 colleghi dovrebbero dare un’occhiata alle cifre. Queste: l’export americano in Russia ammonta a 11 miliardi di dollari l’anno, l’export europeo sfiora gli 800 miliardi. In altre parole Obama non rischia nulla. L’Europa invece punendo la Russia, punisce se stessa. L’Italia ci rimette 1,5 miliardi di euro solo in prodotti alimentari. Altre perdite provengono da altri comparti. E sono aggravate dal deprezzamento del rublo, dal crollo del barile, dal calo dei consumi, dalla fuga dei capitali. Cosa dovrebbe decidere allora l’Europa al vertice del 12 febbraio? Dare la  priorità agli affari e girare la testa dall’altra parte? Ovviamente no. Almeno per quanto riguarda l’Ucraina orientale. La Crimea era un caso diverso. E casi diversi sarebbero risorgenti e improbabili tentazioni restauratrici su altri ex-satelliti, come paventano i polacchi e i tre Paesi baltici.

C’È UN’ALTRA strada. Una strada percorribile solo se l’Unione europea riuscisse a vincere la paranoia congiunta della Casa Bianca e del Congresso e se Putin, dal canto suo, desse assicurazioni sull’Ucraina. Gli uni, gli occidentali, dovrebbero lenire o dissipare la sindrome da accerchiamento ereditata dagli zar e dall’epoca sovietica: sancire i limiti della Nato, che ha già inglobato gran parte dell’ex impero, e escludere dunque espressamente l’Ucraina. L’altro, Putin, dovrebbe garantire il rispetto dell’inviolabilità delle frontiere. Principio sancito nel 1975 quando ancora esisteva l’Unione Sovietica. Comune interesse è preservare con quella dell’Ucraina anche la sopravvivenza della Russia postcomunista. E a dirlo non è il neo o vetero o filo comunista Tsipras, ma un certo Sigmar Gabriel. Il quale è ministro tedesco dell’Economia e anche vicecancelliere. Perché l’ostinata Angela non dà ascolto almeno a lui? E non ricorda che nella lotta ai tagliagole dell’Isis Putin è un nostro alleato?