"Basta buonismo, l’Italia reagisca". Luttwak: bombardate gli scafisti

Il politologo: "Dovete distruggere i barconi prima che salpino"

Edward Luttwak (Imagoeconomica)

Edward Luttwak (Imagoeconomica)

Washington, 19 aprile 2015 - ANCHE per Edward Luttwak , noto politologo americano e nostro illustre collaboratore, l’Italia deve reagire. Non può rassegnarsi passivamente all’invasione dei disperati e fare affidamento sulle peraltro inefficaci organizzazioni internazionali. «È ora che il governo italiano si svegli e passi dalle parole ai fatti».

In che senso?

«Nel senso che per arginare questa spaventosa invasione non basta cambiare il nome all’operazione condotta dalla marina italiana. Non basta ribattezzare Mare Sicuro la vecchia Mare Nostrum».

E allora?

«Allora la prima cosa da fare è spedire i droni sulle coste libiche e distruggere i barconi che servono ai trafficanti di essere umani».

Ma è possibile?

«È necessario. Avete visto che quelli che voi chiamate scafisti non esitano a sparare sulla Guardia costiera italiana pur di recuperare le barche. Ne hanno bisogno perché con quelle barche faranno altri carichi e altri guadagni».

La Guardia costiera italiana sinora non ha reagito al fuoco, sostenendo che sarebbe pericoloso per i migranti.

«E ha fatto male. In fin di conti si tratta di giovani delinquenti forniti di armi leggere».

Poi c’è la componente umanitaria.

«Capisco. Avete il Papa in casa. E anche i buonisti incalliti soprattutto a sinistra. Ma con la carità cristiana e il buonismo non si risolve la situazione. Una situazione che è paradossale».

Cioè?

«Voglio dire che la Guardia costiera italiana e le navi della marina vanno a soccorrere i migranti quando sono ad appena 50 chilometri dalla costa libica. Sa cosa vuol dire?».

Cosa?

«Che per i trafficanti la Sicilia non è a 500 ma a 50 chilometri di distanza. Dunque possono spedire più barconi e più gente. E questa gente non è costituita da profughi che scappano da guerre in corso e dunque con diritto di essere soccorsi in base alle convenzioni internazionali. Si tratta invece quasi sempre di gente che scappa dalla fame. E sono milioni».

Che ne dice di un blocco navale davanti alle nostre coste? Malta lo pratica già. E a Malta non ci sono sbarchi.

«In Italia è impraticabile».

E perché mai? Questa è una prerogativa di ogni Stato sovrano che voglia proteggere le proprie coste.

«Già ma in Italia il condizionamento del Vaticano è troppo forte. Quella italiana è una sovranità dimezzata. E poi, come dicevo prima, un blocco navale rallenterebbe ma non impedirebbe la navigazione. Meglio, molto meglio distruggere i barconi quando sono ancora in Libia».

Nelle scorse settimane si è scoperta un’altra rotta, quella che parte da Mersin, città turca dell’Anatolia meridionale, e arriva in Puglia. Che ne dice?

«Dico che il presidente turco Erdogan sta facendo un gioco molto sporco. Mersin è diventata di fatto una base del radicalismo. Da quel porto partono navi e non barconi. E dunque portano guadagni molto maggiori rispetto alla Libia. Soldi che servono ad alimentare la guerra in Siria e in Iraq».

Perché questo doppio gioco da parte di Erdogan?

«A mio parere Erdogan vuole islamizzare l’Italia e Europa».

E dunque?

«Dunque il governo italiano deve fare a Erdogan un discorso molto serio. O impedisce il traffico di illegali dai porti turchi oppure l’Italia revocherà il diritto di atterraggio agli aerei della compagnia aerea Turkish Airlines».

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