La pioniera delle donne manager. "Luisa Spagnoli, cuore e coraggio"

La nipote Nicoletta racconta la fiction di Raiuno sulla bisnonna

Luisa Ranieri  sul set della fiction Luisa Spagnoli girato a Perugia (Crocchioni)

Luisa Ranieri sul set della fiction Luisa Spagnoli girato a Perugia (Crocchioni)

Roma 23 gennaio 2016 - «PER LEI essere donna non è mai stato un limite ma un’opportunità. E oggi non sarebbe contenta se qualcuno la definisse come una pioniera del femminismo». Nicoletta Spagnoli, presidente e amministratore delegato di Luisa Spagnoli Spa, risponde così quando le chiedi della mitica bisnonna nata a Perugia nel 1887 e morta a 57 anni nel 1934 a Parigi, imprenditrice tenace, severa e di carattere, che dalle umili origini ha creato due imperi, la Perugina e la casa di moda che porta il suo nome. A questa combattente per l’indipendenza delle donne Rai Fiction dedica una miniserie tv in due puntate, in onda su Raiuno il 1° e il 2 febbraio, per la regia di Lodovico Gasparini che ha per interprete l’intensa Luisa Ranieri.

Nicoletta Spagnoli ha già visto le due puntate di Raiuno?

«No, ancora no. Ma sono emozionatissima per questo tuffo indietro nel tempo nella storia della mia famiglia. Finora ho visto solo i trailer. In Rai sono stati bravissimi e delicati, ho letto la sceneggiatura che mi è piaciuta molto perché non entra nel gossip della vita privata della mia bisnonna. Ho assistito ad alcune riprese e ho conosciuto la brava Luisa Ranieri, che entra perfettamente nel personaggio attraverso tutte le età. Per lei in azienda qui a Perugia abbiamo realizzato due capi: un golfino d’angora uguale a quello originale che abbiamo nel nostro Museo e l’abito da sera ispirato all’immagine femminile dei Baci Perugina. Le mie modelliste erano contente di questa collaborazione sui costumi di scena».

Cosa è rimasto di lei nella memoria della sua famiglia?

«Tanto. Specie la descrizione del suo carattere forte. Le sue sfide e le sue visioni progressiste sul ruolo delle donne nella società. I nipoti la temevano e si mettevano in fila per andare a farle visita, mi raccontava mio nonno Mario, e anche mio padre Lino sapeva della sua determinazione e del suo coraggio, già durante la prima guerra mondiale quando richiamati gli uomini al fronte Luisa Spagnoli assunse le donne e le istruì ai segreti del cioccolato».

Una donna di carattere ma anche una padrona generosa?

«Le vecchie maestranze l’adoravano, specie quando negli anni Venti progettò il primo asilo aziendale. Poi vennero le case per i dipendenti e negli anni perfino la piscina, tutto qui a Santa Lucia dove è ancora l’headquarter dell’azienda. Faceva beneficenza, regalava i cioccolatini ai poveri, sistemava gli orfani e faceva studiare le ragazze del popolo. Con la stessa tenacia passò dalla produzione dei Baci a quella della lana d’angora, in tempi di autarchia, e poi mio nonno Mario trasformò un’attività artigianale in industria. Con mio padre Lino dal 1965 al 1985 i negozi Luisa Spagnoli nel mondo passarono a 90, oggi sono 153».

Quale insegnamento principale ha lasciato?

«Che con la volontà si può fare tutto. Anche conducendo una vita normale di famiglia, perché nonostante la lunga relazione con Giovanni Buitoni più giovane di lei di 14 anni, lei non ha mai lasciato per davvero il mio bisnonno Annibale, padre dei suoi 3 figli. All’epoca tutti sapevano dell’amore con Giovanni ma in azienda le hanno sempre portato gran rispetto».

Che messaggio può trasmettere oggi la storia della vita e del lavoro di Luisa Spagnoli?

«Un messaggio concreto, di ottimismo e di speranza, specie ai giovani e alle ragazze. I più giovani devono sapere cosa hanno ereditato, quanto hanno fatto alcune imprenditrici all’avanguardia partite da nulla. Soprattutto immaginare quanta passione e sacrificio hanno messo nel lavoro e nelle sfide in difesa delle eccellenze».

Lei, che non l’ha conosciuta ma la conosce nei ricordi di famiglia, cosa invidia di più alla grande Luisa Spagnoli?

«Il coraggio e la favola bella di un esempio di donna che mai morirà».