Lo spagnolo: «Ho iniziato a pedalare imitando Pantani»

Madonna di Campiglio (Trento) E' QUASI paradossale, Contador: ripete che il Giro non è finito mentre i suoi rivali più quotati vanno alla deriva. Sprofonda Uran, che arriva otto minuti dopo lo spagnolo e sa soltanto dire «brutta giornata», come tutte quelle in cui finora c'è stata salita. Sparisce Porte, che chiude la sua settimana terribile giungendo con quasi mezz'ora di ritardo: se dopo il giorno di riposo il tasmaniano non ripartirà, non ci sarà da stupirsi. Finge stupore Contador quando gli chiedono se all'ultimo chilometro abbia dato via libera al connazionale Landa: «No, non abbiamo parlato: sta facendo una gran corsa, complimenti e auguri per il suo futuro», dice con un sorriso che parla da solo. E recita la parte anche quando deve spiegare l'abbuono preso in faccia ad Aru su un traguardino intermedio: «No, non è perché lui mi ha sorpreso domenica scorsa a San Giorgio del Sannio: bisogna esser sempre pronti e, quando hai l'occasione di guadagnare, approfittarne. Qui può ancora succedere di tutto». Succede, intanto, che Contador reciti da padrone anche a Campiglio, traguardo che evoca tristi vicende legate a Pantani: nei piani dello spagnolo probabilmente l'idea originaria era vincere. «A tutti piacerebbe passar per primi su una salita mitica come questa. Ma oggi la tappa non è stata semplice e la salita finale aveva pendenze che non mi permettevano di fare la differenza. Pantani è stata un'ispirazione: io ho iniziato ad andare in bici in ritardo, ricordo di averlo seguito in alcune tappe e subito dopo di esser uscito in bici per imitarlo. Ha fatto grandi cose». Grandi cose sta facendo in questo Giro Contador, pur non spremendosi: di qui a Milano l'unico ostacolo sarà Aru, anche se lo spagnolo non sottovaluta Landa. «Bisogna prenderlo in considerazione: è quarto e davanti abbiamo salite molto dure. Oggi l'ho visto più in forma di Aru», conclude il Pistolero in rosa. Bravo anche a stuzzicare i rivali a livello psicologico. Angelo Costa