Lira pensionata in anticipo. Norma bocciata dalla Consulta

La Consulta ha stabilito che il 'pensionamento' anticipato del vecchio conio deciso dal governo Monti nel 2011 fu troppo 'frettoloso' e sostanzialmente illegittimo

Le vecchie lire

Le vecchie lire

Roma, 5 novembre 2015 - Troppo frettoloso il "pensionamento" della lira. L'ha deciso la Consulta, che ha dichiarato illegittima la prescrizione anticipata della lira decisa dal governo Monti. Era il 2011 e il governo dei tecnici, in deroga alla legge del 2002, stabilì con decorrenza immediata la prescrizione anticipata delle lire ancora in circolazione a favore delle casse dello Stato per ridurre il debito pubblico. Era una norma contenuta nel decreto Salva Italia.

In tanti si trovarono presi alla sprovvista, con piccoli 'tesoretti' in lire senza più alcun valore. Oggi questi risparmiatori d'antan hanno avuto la loro rivincita. E forse, se quei tesoretti sono ancora nascosti in qualche soffitta, avranno anche una congrua ricompensa.

L'eccezione di legittimità era stata sollevata dalla sezione specializzata in materia di impresa del tribunale di Milano, nel corso di un giudizio promosso da alcuni risparmiatori. Questi avevano chiesto la condanna della Banca d'Italia al pagamento del controvalore delle banconote in lire in loro possesso, pari alla somma complessiva di 27.543,67 euro, oltre al risarcimento dei danni, affermando di avere inutilmente tentato di convertire le banconote in euro in varie filiali della Banca d'Italia.

Dopo l'arrivo dell'euro, infatti, una legge del 2002 aveva previsto che la conversione delle lire potesse avvenire fino al 28 febbraio 2012. Ma il decreto-legge 201 del 6 dicembre 2011 stabilì che le lire ancora in circolazione si prescrivessero a favore dell'Erario "con decorrenza immediata" e che "il relativo controvalore" fosse versato "all'entrata del bilancio dello Stato per essere assegnato al fondo per l'ammortamento dei titoli di stato". Il decreto fu poi convertito in legge, così, a partire dal giorno successivo dalla pubblicazione della norma in Gazzetta Ufficiale, le vecchie lire si prescrissero. 

Secondo i giudici, però, malgrado fossero già trascorsi nove anni e nove mesi dalla cessazione del corso legale della lira, era ovvio che i possessori di banconote pensassero di avre ancora tempo per convertire i propri risparmi, perché questo stabiliva la legge vigente. L'interesse dello Stato alla riduzione del debito pubblico, inoltre, non giustificava un intervento così radicale, tale da estinguere improvvisamente un diritto.

I nostalgici del vecchio conio l'hanno così avuta vinta, ed ora forse si aprirà per loro la strada verso il ristoro del danno subito. Ne è convinta l'Adusbef, associazione che tutela i consumatori e gli utenti di servizi bancari e finanziari, che invita a non disfarsi di lire in banconote e monete. Secondo l'associazione i possessori di lire potranno già da domani e per circa tre mesi, recarsi in uno sportello della Banca d'Italia e pretendere il cambio in euro. I valori in lire ancora non rientrati si aggirano tra 1,5 e 2 miliardi di euro.