Venerdì 19 Aprile 2024

L'INTERVISTA / Lionel Richie, pop e solidarietà. "Do voce a chi non ce l’ha"

Richie, 65 anni da musicista globale, sarà in concerto a Milano

Lione Richie (Olycom)

Lione Richie (Olycom)

Milano, 5 gennaio 2015 - Gli inviati di guerra americani ricordano ancora che nell’aprile del 2003, mentre i tank della coalizione entravano a Baghdad, c’era gente in strada che cantava “All night long (all night)”. Potenza del pop a stelle e strisce e di un musicista globale come Lionel Richie che il 13 febbraio torna a far crepitare il Forum di Assago con le sue “Hello” e le sue “Easy”. L’ultimo album “Tuskegee”, uscito nel 2012, è il decimo di una discografia solista varata dall’idolo dell’Alabama trentadue anni fa nel segno di “Truly”. “Tuskegee” (nome della città natale del cantante) è una raccolta di duetti con icone del country come Willie Nelson, Shania Twain o Kenny Rogers, che ha venduto un milione di copie solo negli Stati Uniti, diventando per Lionel il primo album da venticinque anni a questa parte ad agguantare la vetta della classifica di Billboard. Richie – che ha 65 anni e nel suo palmares vanta il duetto di “Endless love” con Diana Ross, l’Oscar di “Say you say me”, il trionfo planetario di “We are the world”, cofirmata assieme a Michael Jackson, oltre a 4 Grammy e ad un Golden Globe - torna con un concerto celebrativo traboccante di hit nell’attesa di mettere in cantiere un nuovo album d’inediti.

Per l’estate è confermata la sua presenza al Festival di Glastonbury. Niente di sorprendente, visto che lei ha un pubblico più grande in Europa che in America. S’è mai chiesto perché?

"Forse è dovuto al fatto che ho passato molto tempo in Europa. Per un decennio in America mi hanno visto pochissimo. Erano almeno otto anni, infatti, che nel mio paese non facevo un tour importante come quello dell’estate scorsa; ora che mi sono ripreso le arene da ventimila persone e i festival da ottantamila penso di aver riequilibrato un po’ le cose".

Cosa l’attrae di questa parte di mondo?

"Negli Stati Uniti ci sono 316 milioni di persone e un’unica lingua, mentre in Europa tante lingue, tante culture, quasi quante sono le nazioni. Ed è proprio questa diversità ad affascinarmi. L’Italia è un formidabile concentrato di differenze ma sotto al palco, quando mi siedo al piano e attacco una canzone, diventa solo una".

L’ultima puntata italiana l’ha fatta lo scorso settembre per partecipare al Celebrity Fight Night organizzata a Palazzo Vecchio da Andrea Bocelli. Mai pensato di fare qualcosa assieme?

"Ce lo siamo detto. Io sono più pop e lui più classico, quindi penso che realizzare assieme un disco, o addirittura imbarcarci in un tour, sarebbe qualcosa di assolutamente fantastico. La forza di Andrea è quella di avere una mente pop e una voce lirica, in poche parole: quella di non conoscere limiti".

Lei fa molta beneficenza.

"Non sono troppo religioso, ma penso che la missione della celebrity vada oltre il ruolo in cui viene solitamente relegata. La missione che Dio mi ha assegnato regalandomi la fama è quella di dare voce a chi non ha voce e un volto a chi ne ha bisogno. Questo è il vero scopo della mia arte. E della mia vita".

Nel 2009 ha lanciato l’idea di riunire i Commodores “entro una decina d’anni”. A che punto stanno le trattative con gli ex compagni?

"Non sempre i progetti diventano realtà. Nel 2006 se n’è andato Milan Williams, il tastierista della band, e alcuni dei miei compagni ritengono che sia molto difficile ricreare la magia della line-up originale. D’altronde lo stesso McCartney una volta disse che i ricordi dei Beatles erano meglio dei Beatles".

A che punto stanno i lavori sul nuovo album?

"Tornare numero uno dopo un quarto di secolo è stata un’esperienza fantastica. Così ora sto lavorando a due progetti, uno con Pharrell e uno con un altro grande artista pop che spero di dare alle stampe entro l’estate".

Le cronache rosa si sono spesso occupate di lei. Anche se l’ultimo “scoop” che la riguarda, ovvero la paternità segreta della celebrity Khloe Kardashian, sembra battere tutti quelli del passato. Fa parte delle regole del gioco?

"Sono famoso dall’età di 21 anni e la pressione accumulata in tutto questo tempo è notevole. La mia filosofia, però, è che una notizia buona fa bene al morale, una falsa può anche essere dura da digerire, ma nessuna notizia vuol dire che non conti nulla; che sei fuori dal business ed è meglio che ti cerchi un posto da giardiniere. Il segreto di questo mestiere, infatti, è quello di stare ogni giorno sulla bocca dei fans".

Qual è la parte di Italia che preferisce?

"Regalatemi una casa in Toscana e ci vivrò per il resto dei miei giorni".