Mercoledì 24 Aprile 2024

Pansa: "Il premier cadrà: è uno spaccone. E Berlusconi si faccia da parte"

Lo scrittore politologo parla del suo nuo libro "Eia Eia Alalà" e commenta l'attuale situazione politica

Giampaolo Pansa  (Ansa)

Giampaolo Pansa (Ansa)

Lo scenario tormentato e burrascoso del fascismo delle origini, quello dei manganelli e degli agrari del 1920, è l’occasione per Giampaolo Pansa, scrittore e politologo, di fornire anche una lettura dell’Italia incerta di oggi. Da Eia Eia Alalà — controstoria del fascismo (edizioni Rizzoli), appena uscito in libreria, che racconta fra personaggi inventati e circostanze vere le violenze della sinistra rivoluzionaria e l’altrettanto violenta reazione degli squadristi, all’Italia di Renzi che cerca il riscatto. Perché lei sostiene che il libro svela alcune verità nascoste? «Il nero nasce dal rosso. Il fascismo l’hanno inventato le sinistre di quegli anni. Nel biennio rosso, come lo definì Nenni, cianciavano solo di rivoluzione inevitabile, gli atteggiamenti violenti erano all’ordine del giorno. Per piegare i proprietari agricoli vennero lasciate morire le vacche perché nessuno le mungeva. Il mio è un libro anti ipocrisia e il caos di allora per altri versi mi ricorda quello di oggi». Due Italie che si assomigliano? «Quella di allora mi pare la progenitrice o la sorella anziana di quella del 2014». Rischiamo una svolta autoritaria? «Non credo, ci sono anticorpi come l’Europa, il contesto internazionale, democrazie consolidate come quella americana che vigilano». Cosa pensa di Renzi? «Prima o poi cascherà. Non andrà avanti fino al 2018. Non riesce a risolvere i problemi. Berlusconi fu definito unfit, inadatto, da un giornale inglese. Il premier di oggi è peggio: è un ganassa, inadatto al ruolo. Ha sbagliato agenda partendo dalla riforma del Senato e dalla legge elettorale anziché dai temi economici che toccano la pelle della gente».  Se fallisce, chi ci aspetta dietro l’angolo? «Un altro si trova, uno tipo Marchionne, un duro, un vincitore. Ma l’Italia in parte è gia crollata, qui prima o poi iniziano le battaglie per le strade. È lo schema che propongo nel libro. Allora la sinistra ha fatto nascere il fascismo per baldanza e cattiveria sproloquiando di rivoluzione, oggi la sinistra è divisa, incapace di fare qualunque cosa e provocherà una reazione. Abbiamo un Parlamento dove non si riesce ad eleggere nemmeno due membri della Corte costituzionale». Articolo 18: parte della sinistra è insorta contro Renzi, Bersani parla di ‘ipotesi surreali’. Come finisce? «Fa tutto parte dello sfascio dei partiti. Il Pd è un elemento centrale di questo scenario. Si continua a pensare che la guida del ragazzo fiorentino sia un elemento positivo invece è quello negativo». Bersani e la vecchia guardia? «Non me ne frega nulla. Mi interessa che i partiti funzionino perché in caso contrario il Parlamento decade e sparisce la democrazia. Il ragionamento vale per il Pd e il suo segretario: se non sono in grado di fare il proprio lavoro vengano licenziati. Per i partiti l’articolo 18 non è stato annullato». L’anima della sinistra è pronta a cambiare? «E dove è l’anima della sinistra? Una volta c’era il Pd, oggi è talmente lacerato che non esiste più. Se dobbiamo affidarci a gente come la Serracchiani...». L’incontro Renzi-Berlusconi servirà a qualcosa? «Non ne ho idea. Finché non viene escogitato qualcosa che aiuti l’Italia a uscire dalla crisi economica, che poi diventa crisi sociale, possono fare tutti i caminetti e i Nazareno che vogliono, ma non serve a nulla». Il centrodestra? «Forse Berlusconi a questo punto dovrebbe farsi da parte. Il centrodestra è fermo e non sa reagire». Torniamo al libro. Attraverso la storia del protagonista, l'agrario Edoardo Magni, cosa vuol dire ai lettori? «E' l'autobiografia di una nazione dove tutti ad un certo punto, tranne una piccola parte di comunisti de laici, come i fratelli Rosselli o Gobetti, erano tutti fascisti. Ripeto però che la voglia di rivoluzione della sinistra innescò la reazione squadrista». Poi il protagonista attraverso una delle sue tante donne, ebrea, apre gli occhi su certi aspetti del fascismo. «Sì, come nella realtà avvenne anche per personaggi reali che cito, tipo Cesare Forni. Si disamorò della rivoluzione  nel vedere tanti errori. Mussolini ne fece due: entrare in guerra e perseguitare gli ebrei altrimenti gli italiani gli avrebbero concesso di morire serenamente nel suo letto come il caudillo Francisco Franco». Con un titolo come Eia Eia Alalà non ha paura di finire nuovamente nel mirino degli estremisti? «A quasi 79 anni ne ho viste di tutti i colori. Non ho avuto paura delle Bierre che volevano uccidermi, ma ho avuto paura delle bombe degli alleati sul mio paese, Casale Monferrato. Questo sì. Gli estremisti che mi contestano sono la miglior pubblicità ai miei libri».