Giovedì 18 Aprile 2024

Le quote degli altri

di Andrea Margelletti

LA SENSAZIONE che rimane è quella dell’amaro in bocca, di un’azione politica e diplomatica italiana che trova a Bruxelles un muro di gomma. Come se quello a cui stiamo assistendo, una migrazione imponente, sia un mero problema di sicurezza italiano o al massimo greco. Ma quelli di Atene già creano abbastanza grattacapi, quindi stiano buoni e gestiscano in silenzio quelle migliaia di immigrati che arrivano. L’amaro in bocca perché sulla questione migrazione l’Europa avrebbe la possibilità di uscire da un approccio di mera miopia burocratica per approdare finalmente ad una strategia politica matura e condivisa. Non stiamo parlando di una politica estera o di difesa comune (giammai!), argomento troppo scomodo per gli egoismi continentali. Ma di umanità, da un lato, e di cooperazione tra pari, dall’altro. Perché, fino a prova contraria, tutti e 28 i Paesi europei dovrebbero avere lo stesso peso e non si capisce il perché quando arriva l’ora di supportare Roma molti si girano dall’altra parte. Sia ben chiaro, questo non vuole essere una richiesta di gratitudine, che in politica non esiste. Ma solo un voler sottolineare che il nostro Bel Paese non può neanche essere quello che rimane in piedi quando la musica finisce. A poco sono servite le parole del Commissario UE all’immigrazione, Avramopoulos, che ha voluto sottolineare che nessuno a Bruxelles ha mai parlato di “quote”, ma, che lo schema propone una solidarietà minima tra i Paesi Ue.

Stiamo parlando di un problema globale, che interessa l’UE tutta e non le singole nazioni che si trovano geograficamente ad affrontarlo. Il nostro Paese affronta in questa crisi è solo la punta dell’iceberg di una sempre più complessa commistione di problematiche che affligge tutta quella fascia di Paesi dal Senegal all’Eritrea e da cui in migliaia di disperati partono, pronti a sfidare il Mediterraneo. Tutto in nome di una speranza. Anche questo lascia l’amaro in bocca. Perché alla fine ci ritroviamo a chiedere se non stiamo pagando noi, più di altri, i costi di quelle scelte sbagliate che alcuni membri dell’Unione hanno compiuto nel Continente Africano.

di Andrea Margelletti