Le parole e le cose

UNA DOMANDA semplice per una risposta molto difficile. Riusciranno i nostri Costituenti a ricostruire un’Europa decente, utile alla gente, integrata, e non quella disintegrata, bocciata dagli inglesi e oramai invisa a tanti popoli del Vecchio Continente? E ancora. Ci riusciranno in tempi rapidi, dopo aver avuto decenni per farlo senza fretta, mentre ora il rischio del fuggi-fuggi dall’Unione incombe nelle urne da cui il prossimo anno uscirà il nuovo presidente francese, probabilmente il rinnovato parlamento italiano, e il nuovo (nuova) cancelliere tedesco? Elezioni su cui farà irruzione il cosiddetto populismo, rinvigorito e cementato proprio dall’anti-europeismo.

BENE, se vogliamo essere realisti, dobbiamo dire che la risposta è no: non ce la faranno. Il lavorio di queste ore, l’asse Roma, Berlino, Parigi, la rabbia di Juncker, possono essere segnali positivi. Il problema, però, è che la mozione degli affetti, i matrimoni falliti, i divorzi, l’Europa vista come una casa sono solo belle parole. Perché questa casa è un albergo da cui si entra ed esce senza tanti scrupoli. Occorrono i fatti. Che ora tutti vogliono, e subito: una guida dell’economia comune mirata alla crescita, fatta per la gente e non per la finanza; un controllo dell’immigrazione condiviso. E altre fondamenta che Bruxelles avrebbe dovuto gettare superando veti ed egoismi, annacquando la voglia di exit.

Parliamo di una Costituzione, in primo luogo. Una Carta fu stilata nel 2004, ma era un tale pasticcio che qualche Paese la bocciò, e subito finì in un cassetto; un completamento dell’Unione bancaria, come i banchieri europei chiedono a cominciare dal presidente dell’Abi Patuelli. Perché ora le banche saranno pure voraci, ma senza leggi fallimentari e diritti penali comuni, in un generale Arlecchino normativo, è chiaro che ci si muove con controlli centrali più teorici che reali, senza la bussola del rigore e dell’omogeneità. E i migranti? I nostri eroi si scopriranno solidali, dopo che l’unica mano è stata tesa a un Paese non europeo: la Turchia? Detto questo, è chiaro che non si potrà fare tutto e subito. Ma qualcosa e di serio va fatto. In fretta. Perché così l’Europa non funziona. Affoga in un mare di burocrazia inutile. Occupandosi del calibro degli zucchini, mentre Londra se ne va, e altri fanno le prove di come suona nella loro lingua la parola exit.