Venerdì 19 Aprile 2024

Le nostre due anime

MENTRE a Berlino e Atene si consuma il duello fra Valchirie e Grazie, può essere utile rileggere il profetismo di Tacito, nel suo "Germania". Lo storico intravedeva infatti, già nella forza barbarica dei Germani, la futura fine della corrotta romanità, erede della grecità. Se non più di superiorità fisica si tratta, ma finanziaria, le cose non cambiano. E così l’Europa rivive nella durezza politica della Merkel e nel sussulto di dignità di Tsipras, l’antica divisione fra nord e sud europei riapparsa puntuale nella Storia sotto varie sembianze. Teutonici e latini sono fatti per amoreggiare sempre e non stimarsi mai, per attrarsi fatalmente e poi presto non capirsi. Ce lo rammenta il duello fra Impero germanico e Papato latino, all’apice nel 1077, quando papa Gregorio VII inflisse l’umiliazione di Canossa all’imperatore tedesco Enrico IV. Ce lo ricorda poi il tedesco Lutero, a Roma nel 1511, scandalizzato dal mercato delle indulgenze, che il monaco non esitò a condannare, provocando lo scisma che divide ancora oggi l’Europa cristiana. E la ferita si riapre nell’amicizia equivoca, insincera eppure fatale, fra Hitler e Mussolini, quella innaturale alleanza che devastò l’intero continente, Grecia compresa, invasa dai fratelli italiani.

LA GRECIA moderna dev’essersi ricordata della gloriosa Ellade di 2500 anni fa, quando Leonida, re di Sparta, fermò con soli 300 soldati, alle Termopili, l’armata del re di Persia. I guerrieri spartani morirono fino all’ultimo uomo, per consentire all’ateniese Temistocle di distruggere, a Salamina, la flotta di Serse. E il mondo per un attimo rivive nel duello fra Berlino perdente e Atene vittoriosa, un raggio della vittoria morale della vittima, Ettore, su Achille. Sì, dobbiamo alla Grecia di Omero persino il patrimonio di metafore che consente di capirci per la scorciatoia del mito, più immediato del ragionamento.

LA QUESTIONE delle due anime europee, la teutonica e la latina, ha virato a mitizzazione poetica col Romanticismo tedesco. Continuando a dividerci anche in Letteratura. Con da una parte Goethe, che idealizza la forza di attrazione del Mediterraneo, nel "Viaggio in Italia". Dall’altra il poeta Kleist, che idealizza la purezza della Germania barbarica. Forse il nucleo della disarmonia prestabilita fra europei anglo-germanici e mediterranei si cela nell’indole. La psiche della Germania è tentata, come scriveva Thomas Mann ne "Il dottor Faustus", dal sogno luciferino dell’Assoluto. Un sogno inebriante dove l’Io si dissolve nel Tutto. Stato etico prussiano alla Hegel o Reich nazista, mito delle origini o dittatura del proletariato alla Marx che siano. Un nirvana dove la coscienza individuale si dissolva e finalmente guarisca.

LA CIVILTÀ mediterranea greca e latina è invece ancora fermentata dall’assunto di Eraclito, "Il carattere è il destino di un uomo". Che fa dei latini un popolo di inguaribili individualisti, renitenti a qualsiasi sogno di assoluto, anche a quello cristiano. Vivendo la fede cattolica come un velo che copre il culto pagano della bellezza e della gloria. Si chiami successo, primato scientifico o artistico, o comunque bisogno di un "Io" di eccezione, Ulisse l’eroe greco o Agostino di Ippona il santo, palpita in loro il sogno di distinguersi dalla massa. Essere convinti che sia la ricchezza dell’Europa l’ampiezza di sguardi così diversi, rende più amaro vedere ancora una volta le due anime non capirsi.

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