Ettore Maria Colombo
ROMA
UN DOPPIO colpo di stime negative (Ocse e Standard & Poor’s) si abbatte sulle prospettive di ripresa dell’Italia ma non sulla classe politica del Paese. Certo, sulle agenzie fioccano le parole di fuoco delle opposizioni ma solo Forza Italia propone a Renzi un patto politico, un governo di unità nazionale o di larghe intese perché «Renzi da solo non ce la fa». E alla vigilia di una settimana importante per la riforma del lavoro, il governo come reagisce a quello che il capogruppo di FI a Montecitorio, Renato Brunetta, bolla come lo «tsunami Ocse sui conti pubblici dell’Italia», aggiungendovi un maligno «Pier Carlo Padoan bocciato dai suoi stessi allievi»?
IL PREMIER oggi sarà alla Camera e in Senato per una informativa sullo stato dei conti pubblici. Da Palazzo Chigi nessun tweet, fino a sera, ma la gravità della situazione è ben chiara, a Renzi e a tutto il governo. Per ora, oltre al sottosegretario Delrio che nega la necessità di una manovra aggiuntiva, parla solo il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti: «L’Italia viene da sette anni di crisi, per ripartire manca un contesto generale che induca la fiducia, ma noi faremo tutto quello che dobbiamo fare». Non a caso ieri il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, è salito al Colle per un colloquio che ha avuto al centro, di sicuro, le ‘preoccupazioni’ sulle stime Ocse.
DEL RESTO la previsione generale è che anche il terzo trimestre dell’anno si chiuderà con il segno meno. Fuori dalla politica lo dice il presidente di Confindustria, Squinzi: «Un po’ ce lo aspettavamo. Da tutto il nostro sistema provengono segnali molto negativi sull’economia reale. La cura sono le riforme, ma quella del mercato del lavoro non è l’unica, ce ne sono altre. Se il governo le farà, avrà il nostro supporto».
E nel dibattito sulle misure urgenti, arriva anche la proposta del commissario Inps Vittorio Conti: «Il sistema previdenziale pubblico deve essere più flessibile, quanto ai tempi e ai modi di uscita dal mercato del lavoro». Si tratta «di non stabilire una data di uscita dal lavoro fissa, uguale per tutti». Una proposta che ricorda quella Damiano-Baretta per superare la legge Fornero che di fatto ha eliminato le pensioni di anzianità: considerare cioè l’uscita anticipata dal lavoro, ma con una penalizzazione (dall’1 all’8%) dell’importo della pensione. Conti ha aggiunto che si dovrebbe tenere conto anche dei «lavori usuranti». Che sono peraltro già tutelati con uscite anticipate rispetto ai limiti delle pensioni di vecchiaia.
Martedì 23 Aprile 2024
ArchivioLavoro e conti, Renzi svela i piani L'Inps vuole pensioni piu flessibili