Martedì 23 Aprile 2024

Lavoro e conti, Renzi svela i piani L'Inps vuole pensioni piu flessibili

Ettore Maria Colombo ROMA UN DOPPIO colpo di stime negative (Ocse e Standard & Poor’s) si abbatte sulle prospettive di ripresa dell’Italia ma non sulla classe politica del Paese. Certo, sulle agenzie fioccano le parole di fuoco delle opposizioni ma solo Forza Italia propone a Renzi un patto politico, un governo di unità nazionale o di larghe intese perché «Renzi da solo non ce la fa». E alla vigilia di una settimana importante per la riforma del lavoro, il governo come reagisce a quello che il capogruppo di FI a Montecitorio, Renato Brunetta, bolla come lo «tsunami Ocse sui conti pubblici dell’Italia», aggiungendovi un maligno «Pier Carlo Padoan bocciato dai suoi stessi allievi»? IL PREMIER oggi sarà alla Camera e in Senato per una informativa sullo stato dei conti pubblici. Da Palazzo Chigi nessun tweet, fino a sera, ma la gravità della situazione è ben chiara, a Renzi e a tutto il governo. Per ora, oltre al sottosegretario Delrio che nega la necessità di una manovra aggiuntiva, parla solo il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti: «L’Italia viene da sette anni di crisi, per ripartire manca un contesto generale che induca la fiducia, ma noi faremo tutto quello che dobbiamo fare». Non a caso ieri il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, è salito al Colle per un colloquio che ha avuto al centro, di sicuro, le ‘preoccupazioni’ sulle stime Ocse. DEL RESTO la previsione generale è che anche il terzo trimestre dell’anno si chiuderà con il segno meno. Fuori dalla politica lo dice il presidente di Confindustria, Squinzi: «Un po’ ce lo aspettavamo. Da tutto il nostro sistema provengono segnali molto negativi sull’economia reale. La cura sono le riforme, ma quella del mercato del lavoro non è l’unica, ce ne sono altre. Se il governo le farà, avrà il nostro supporto». E nel dibattito sulle misure urgenti, arriva anche la proposta del commissario Inps Vittorio Conti: «Il sistema previdenziale pubblico deve essere più flessibile, quanto ai tempi e ai modi di uscita dal mercato del lavoro». Si tratta «di non stabilire una data di uscita dal lavoro fissa, uguale per tutti». Una proposta che ricorda quella Damiano-Baretta per superare la legge Fornero che di fatto ha eliminato le pensioni di anzianità: considerare cioè l’uscita anticipata dal lavoro, ma con una penalizzazione (dall’1 all’8%) dell’importo della pensione. Conti ha aggiunto che si dovrebbe tenere conto anche dei «lavori usuranti». Che sono peraltro già tutelati con uscite anticipate rispetto ai limiti delle pensioni di vecchiaia.