Jobs act, passa il sì, minoranza divisa. Renzi: "Ora si voti uniti in Parlamento"

Salta la mediazione con la minoranza e si va al voto sulla mozione della segreteria: 130 sì, 20 no e 11 astensioni. D'Alema: "Parole senza fondamento". Bersani: "No a metodo Boffo nel Pd". Nessuna intesa tra i sindacati

Renzi in auto dopo la direzione Pd che ha approvato il Jobs act (Ansa)

Renzi in auto dopo la direzione Pd che ha approvato il Jobs act (Ansa)

Roma, 29 settembre 2014 - Riunione fiume al Nazareno (VIDEO - TUTTI GLI INTERVENTI) sul Jobs Act. Alla fine Matteo Renzi ha portato a casa il sì della direzione del Pd a un documento che modifica la delega lavoro accogliendo alcuni rilievi delle minoranze, ma la mediazione che si era cercata fino all'ultimo fallisce, la minoranza si divide tra 20 voti contrari e 11 astenuti, contro  i 130 sì dei renziani. La lunga discussione, oltre quattro ore, della direzione Pd sul Jobs Act ha visto momenti al calor bianco con gli interventi i Massimo D'Alema e Pierluigi Bersani. E una relazione del segretario volta a scuotere il partito. 

 

Nella replica Renzi ha polemizzato ancora col sindacato, ha negato di usare il 'metodo Boffo' ("Semmai buffo...") e ha lanciato un appello: "La stella polare dev'essere il voto uniti in Parlamento". Dopo l'intervento del premier Matteo Renzi, che stamane è salito al Quirinale, la Cgil ha commentato in una nota: "SIAMO PRONTI AL CONFRONTO, MA LO SCIOPERO RESTA"

RENZI ALLA DIREZIONE PD - Renzi ha spronato la direzione a "superare i tabù del passato" e ha posto due elementi di metodo: nessuno usi la clava, "se la minoranza non sono i Flinstones, io non sono la Tatcher", e se è vero che serve un compromesso, non lo si deve raggiungere "a tutti i costi".  Il Pd, ora, forte del suo 41 per cento non deve temere "le trame altrui", i "poteri aristocratici". Ora "dobbiamo andare all'attacco" togliendo le posizioni di rendita ai tanti che ne hanno goduto. Detto questo "se vogliamo dare diritti ai lavoratori, non lo facciamo difendendo una battaglia che non ha più ragione di essere", come quella sull'articolo 18.  Renzi ha aperto ai sindacati, ma li ha anche sfidati: "Sono disponibile a riaprire la sala verde di palazzo Chigi la prossima settimana a Cgil-Cisl-Uil, ma li sfido sulla rappresentanza sindacale, il salario minimo, la contrattazione di secondo livello". Il premier ha anche annunciato lo stanziamento, già nella legge di stabilità di fondi per gli ammortizzatori sociali.

 

CUPERLO - "Tu sei il segretario del mio partito e non sei la reincarnazione della signora Thatcher, che peraltro sarebbe una reincarnazione venuta molto male. Ma dovresti cercare qui e nei gruppi parlamentari una mediazione", risponde Gianni Cuperlo a Renzi durante la direzione. Una mediazione, aggiunge Cuperlo, "che non ho trovato entrando in questa direzione, ma che spero di trovare uscendone". La difesa dell'articolo 18 "non è il capriccio di una sinistra ferma alla polaroid mentre il mondo è digitale", aggiunge. "Davanti a te, Matteo, hai una parte del Pd pronta a innovare quello che va innovato. Qui dentro non ci sono nemici del governo e non ci sono volatili notturni. Ma non c'è un dominus" nel partito.

D'ALEMA - L'ex presidente del consiglio ha definito l'azione del governo Renzi "tutta improntata a slogan e spot" quando, invece, servirebbe un'azione piu' "riflessiva" perché "per occuparsi di certi temi, non occorre sapere le cose. Ma, certo, studiare sarebbe utile". In particolare, D'Alema ha rimproverato a Renzi la volontà di operare sul mercato del lavoro in una fase di recessione: "Stiglitz spiega infatti che si riforma il mercato quando c'è la crescita. Ma Stiglitz, mi rendo conto, è un vecchio rottame della sinistra. Un premio Nobel. Premio che difficilmente vedranno i giovani consiglieri del Pd...". 

 

 

"Io - aggiunge - potrei fare una lunghissima elencazione di affermazioni prive di fondamento. 'E' la prima volta che si interviene sul costo del lavoro'. Ma il governo Prodi investì 7 miliardi nella riduzione del cuneo fiscale. Si parla di un 'tabù, ma parliamo di riformare una norma modificata due anni fa".

"L'articolo 18 è tabù di 44 anni che non esiste più da due anni. Esiste una tutela residuale che si riferisce esclusivamente a casi di grave illegittimità. Semmai bisognerebbe monitorare gli effetti di una norma e poi intervenire per precisare la casistica". "La pura eliminazione del reintegro - aggiunge D'Alema - sarebbe l'applicazione in Italia del modello spagnolo. Nemmeno in Gran Bretagna dove son passati Margaret Thatcher e Tony Blair" si è arrivati a tanto. "Non vedo perché dobbiamo porci al di fuori del consorzio civile, facendo passare questa per una grande riforma. Ci vuole grande fantasia, consiglierei molta prudenza". 

BERSANI E IL METODO BOFFO - "Sull'orlo del baratro ci andiamo non per l'articolo 18, ma per il metodo Boffo...Voglio poter discutere prima del 'prendere o lasciare'", afferma poi Pierluigi Bersani prendendo al parola durante la direzione del Pd. "Mi vogliono insegnare come si sta dentro un partito. Ai neofiti della ditta dico che non funziona così. Io voglio poter discutere prima che ci sia un prendere o lasciare, prima che mi si carichi della responsabilità di far traballare un partito o il governo".

"C'e' bisogno di qualità e produttività il nostro guaio è che non abbiamo qualità perché abbiamo troppa dispersione, troppa precarietà. Noi invece, con la riforma del lavoro, aumentiamo la frammentazione invece di diminuirla". 

Poi la stoccata: non è accettabile che chi esprime un'idea venga "privato della dignità", il Pd non può usare "il metodo Boffo". Pier Luigi Bersani parla alla direzione Pd e esordisce chiedendo rispetto: "Cerchiamo di raffreddarci un po' la testa, abbiamo un paese da governare con un sacco di guai. Io dico la mia che non è quella del famoso 25%, quello che vuole avere la rivincita, del conservatore etc... Guardate che noi sull'orlo del baratro non ci andiamo per l'articolo 18 ma per il metodo Boffo, se uno dice la sua deve poterlo dire senza che gli venga tolta la dignità. Prima che mi si carichi della responsabilità di far traballare un partito, un governo... Non voglio assolutamente questo, io".

I GIOVANI TURCHI - A nulla sono valsi, dunque, i tentativi di mediazione e l'appello del presidente dell'assemblea ed esponente dei giovani turchi Matteo Orfini che ha chiesto di non disperdere i passi avanti fatti nella discussione di oggi. 

 

 SINDACATI NON SI ACCORDANO - È durato circa 3 ore l'incontro tra i leader dei sindacati, ma non è stata decisa nessuna iniziativa comune sul Jobs act. Ma la Camusso, al termine dell'incontro, afferma: "E' stata una discussione utile e interessante che proseguirà. Se cercate una notizia di divisione questa non c'è. C'è un lavoro che stiamo facendo insieme". La Camusso conferma anche la manifestazione del 25 ottobre.

RENZI DA NAPOLITANO - Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha ricevuto questa mattina al Quirinale Matteo RenziNell'incontro con Napolitano, il premier ha riferito sulla sua partecipazione all'assemblea generale delle Nazioni Unite e il colloquio ha riguardato anche gli sviluppi prossimi dell'attività parlamentare.