"Quelle strisce bianche sul tavolo". Lapo choc, tutti i dettagli del video del ricatto

Il factotum di Elkann al pm: era sul divano a torso nudo, coperto a metà

Lapo Elkann (Imagoeconomica)

Lapo Elkann (Imagoeconomica)

Milano, 7 dicembre 2014 - «Dal filmato, inizialmente si vede la panoramica di una stanza, un soggiorno, con un divano ove era seduto Lapo Elkann, che era a torso nudo e con una coperta sulle gambe, in evidente stato confusionale. Lo stesso con la mano sinistra armeggiava con il telefonino, mentre la mano destra era sotto la coperta. Davanti a lui vi era un tavolo sul quale c’erano alcune strisce di sostanza granulare biancastra, e un altro mucchietto di sostanza posta a parte...». Il filmato è raccontato il 9 novembre al pubblico ministero Giancarla Serafini da Nelson Shawn Carlo, assistente di Elkann, chiamato da questi a gestire la trattativa: è uno dei filmati su cui, dal 22 aprile al 2 dicembre, si è accesa una dura contrattazione fra chi aveva ripreso il rampollo Fiat in un pomeriggio di «droga e autoerotismo», secondo quanto dichiarato in interrogatorio dall’indagato Enrico Bellavista, e la vittima dell’ennesimo ricatto. Fino alla decisione di Elkann di denunciare tutto, il 29 ottobre, ai carabinieri di Milano e far scattare la trappola nella camera 126 del Four Season, fissata per lo scambio tra film e denaro.

Il 2 dicembre, l’arresto di Enrico, cameriere accusato di estorsione – per 30mila euro ricevuti il 19 luglio 2014 – e tentata estorsione in flagranza con tanto di 90mila in mano. Ieri mattina la convalida del gip Stefania Pepe che in 29 pagine racconta una storia alla Vallettopoli, e conferma il carcere per il ragazzo, assistito dall’avvocato Antonio Nebuloni. Il nuovo ricatto a Elkann si divide in una fase uno, gestita in modo casalingo da due fratelli: oltre a Enrico, a San Vittore, è indagato Giovanni (il quale avrebbe cancellato tre dei quattro filmati girati nel pomeriggio nell’abitazione di via Padre Luigi Monti, preoccupato per il suo «lavoro di autista personale dell’ex ministro alla Salute Ferruccio Fazio»), ma non si esclude l’istigazione a ottenere il miglior prezzo del padre Renato, con comparsa collaterale di un terzo fratello. È il 22 aprile pomeriggio, in via Latisana, quando Giovanni incrocia Lapo Elkann, seminudo e ubriaco, che tenta di nascondersi fra le auto, e si presta di aiutarlo.

Lo porta a casa dei genitori a Niguarda, chiama il fratello Enrico, e trascorrono un pomeriggio e una sera di sballo, che verrà ripreso da un Nokia. Quel filmato, dopo che i ragazzi hanno preso contatto con Lapo, turba Nelson Shawn – che lo può visionare in una saletta prenotata all’Hotel Galles di piazza Lima «a nome società riconducibile a Fiat» – perché, se «reso pubblico», «avrebbe sicuramente nociuto all’immagine di Lapo Elkann».

Così chiede a Enrico «cosa volesse per tale filmato...». E lui scrive «su un foglio due cifre: 50 e 70mila...». Quando Elkann lo sa, ne resta «fortemente turbato e spaventato dall’idea di una potenziale divulgazione dei video», così da chiamare lui direttamente Enrico e accordarsi. Il 19 luglio il tuttofare Shawn incontra in una camera del Four Season il cameriere, gli consegna 30mila euro in contanti, riceve da lui il video e gli fa firmare una «scrittura privata, redatta dall’avvocato Giovannandrea Anfora su richiesta dello stesso Elkann», per cui il ragazzo si impegna a non diffondere immagini, salvo penale da 300mila euro.

Ma del filmato ci sono più copie, e parte la fase due.

Il 28 ottobre Shawn apprende che un fotografo noto alla Vallettopoli di Fabrizio Corona, Bicio Pensa, parla di «suoi conoscenti in possesso di alcuni video su Lapo in atteggiamenti compromettenti». Bicio «mostrava un forte risentimento nei confronti di Elkann». Racconta Shawn: «Mi disse che se Lapo non avesse pagato, avrebbe provveduto a vendere il filmato ad Alfonso Signorini di ‘Chi’, oppure lo avrebbe divulgato in rete, così da danneggiare la sua immagine, facendogli pagare» anche «il danno subìto da Lapo con l’ingiusta detenzione per Vallettopoli». Costo finale, 350mila euro. Pensa diventa il maitre della fase due: assicura che andrà tutto per il meglio, come già accaduto quando a Lapo «gli ha già fatto sparire le foto della Ferrari gialla», mentre, a sentire il direttore dell’Agenzia Unopress, ‘Tonino’ Difilippo, chiamato pure lui a mediare, per «foto meno compromettenti» sarebbero usciti 350 mila euro. L’estenuante trattativa fa salire la pressione di Enrico che minaccia «di consegnare il materiale a Diego Della Valle, con il quale Elkann è entrato di recente in contrasto». Ma Lapo è già andato dai carabinieri, e quando scatta la trappola nella stanza 126, il ragazzo che non credeva «di fare qualcosa di illegale», si gioca per un lercio video la libertà.