Mercoledì 24 Aprile 2024

La tentazione di Silvio

di Antonella Coppari

«UNA VITTORIA di Salvini è un’assicurazione sulla vita non solo di Renzi, ma pure del figlio», dicono sconsolati i moderati di Forza Italia che vedono vicina la propria Waterloo, cioè una sconfitta definitiva. Se non suonasse offensivo verso gli elettori di entrambi i partiti, ci sarebbe da ridere. Perché Silvio Berlusconi è stato estremista fin dai suoi esordi in politica: fu lui, nel ’93, a sdoganare con successo il post-fascista Fini, candidato sindaco di Roma. Per poi legare al suo carro anche Bossi, che proprio un agnellino non era. Ora, però, quel ciclo è finito e Sarkozy insegna che bisogna saper girare pagina. Magari con furbizia: alleandosi cioè con il centro ma riproponendo una linea di estrema destra.

CAMBIARE tutto, insomma, perché non cambi niente. Più che difficile è impossibile per il Cavaliere scippare al Matteo milanese i suoi temi: di fronte, però, ha un’alternativa. Lasciarlo al suo destino in Veneto, rompere con il Carroccio decretando praticamente la fine di Salvini come leader nazionale oltre alla vittoria della candidata del centrosinistra, Moretti. E alla rivincita del sindaco di Verona, Tosi, che tiene a battesimo un centro moderato. Semmai si realizzasse uno scenario del genere, forse si potrebbe dar ragione a chi ritiene che quella regione possa prefigurare un laboratorio politico ‘alla francese’. Beninteso: il taglio dell’estrema (destra) può essere doloroso nell’immediato perché vorrebbe dire condannarsi a un ulteriore ridimensionamento, ma fruttifero nel futuro, poiché permette di non scoprirsi al centro (a vantaggio del Pd) in modo da costruire una coalizione a destra che possa considerarsi una valida alternativa a quella che ora governa. E questo, benché non sia facile immaginare l’odierno Renzi egemone nelle vesti dello sconfitto Hollande. Poi il coraggio, uno, se non ce l’ha mica se lo può dare: malgrado i mal di pancia nel partito, il Cavaliere continua ad avere in testa lo schema del ’94 che lo vedeva allora alleato alla Lega al Nord e ad An al Sud, oggi con Salvini in Veneto e in Campania con Alfano. Un modello troppo fragile per poter reggere nello scenario del 2015: l’Italia cui si rivolgeva il leader azzurro negli anni di massimo fulgore è cambiata. In qualche modo ne è consapevole pure lui, che punta sulla rottamazione della vecchia classe dirigente di cui è stato monarca assoluto.

di Antonella Coppari