Venerdì 19 Aprile 2024

La scommessa di Matteo

LA CRISI dell’Europa e il conseguente insorgere dei cosiddetti populismi nasce in fondo da qui: dalla percezione di una profonda scollatura tra le esigenze della gente comune e quelle delle classi dirigenti al potere, e soprattutto dall’aver voluto escludere le opinioni pubbliche nazionali dal processo decisionale che, da Maastricht in poi, avrebbe dovuto portare alla nascita di un’Europa “politica”. Processo non a caso fallito. La morale è ovvia: nel momento in cui si decide di interpellare il popolo, sarebbe buona norma dare concreta attuazione a quel che il popolo ha deciso. Anche se non si è d’accordo.

E’ la tesi espressa ieri da Matteo Renzi in parlamento, che in questo principio elementare ha individuato l’essenza della democrazia. Un approccio sano, ma non estraneo all’esigenza di rafforzarsi in vista del referendum istituzionale di ottobre.

È anche per questo che ieri il premier ha voluto parlare la lingua dei “populisti”, cercando di creare nelle aule parlamentari un clima da unità nazionale che mal si concilierebbe col tutti contro uno di ottobre.

RENZI considera la Brexit un’occasione. Un’occasione per ricostruire sulla scena internazionale quella leadership evidentemente appannata in Patria. E’ infatti convinto che, questa volta, l’asse con Hollande reggerà e che la Germania dovrà di conseguenza cedere sul terreno dell’immigrazione (dare attuazione al migration compact) così come su quello degli investimenti europei (il piano Junker non basta). Dovrà farlo perché se Renzi perdesse il referendum di ottobre e Hollande le presidenziali del prossimo anno l’Europa franerebbe e con l’Europa franerebbero anche i privilegi tedeschi. Meglio, pertanto, dare soddisfazione alle aspettative popolari. E’ dunque questa la scommessa di Matteo Renzi. Amaramente rassegnato al fatto che quanto ha detto sul referendum britannico varrà anche per quello italiano: se dovesse perderlo, dovrà fare rapidamente le valige così come si aspetta faccia al più presto David Cameron.