Martedì 23 Aprile 2024

La ricerca di un'identità

di Giampaolo Pioli

LO SLOGAN è semplice: vogliono scegliere e votare i loro leader senza farseli suggerire o bocciare dal governo centrale di Pechino. Si sentono etnicamente cinesi. Nessuno mette in discussione la politica di ‘una Cina 2 sistemi’ che si applica anche a Taiwan. Ma la ‘rivoluzione degli ombrelli’ di Hong Kong, che covava sottopelle da mesi, è esplosa perché la grande metropoli — fino al 1997 ex protettorato inglese, distretto finanziario delle grandi economie mondiali e punto di transito di miliardi di dollari ogni giorno — fra canzoni video e Instagram ha avviato una «guerra per la democrazia» nel più popolato paese del mondo i cui esisti potrebbero condizionare i tempi e il futuro della repubblica popolare cinese. Il «giù le mani» che Pechino ha lanciato ieri accusando «forze straniere» di voler interferire in «affari interni» è patetico in un mondo globale ma molto minaccioso perché Hong Kong è un pezzo di Cina che non si è mai sentito cinese.  

SCHIACCIARE la protesta sarebbe questione di minuti per il governo centrale, ma lo sgombero delle strade non eviterebbe il contagio della madre patria già piena di virus etnico nazionalistici repressi da tempo con la forza e con la censura mediatica. La partita di ‘Occupy Central’, benedetta se non incoraggiata dagli americani — felici di veder concentrato Xi Jinping nella penisola piuttosto che sulle dispute nel mar cinese con Giappone, Corea e Vietnam — è vissuta come un ordigno a orologeria che probabilmente Pechino non potrà fermare ma del quale deve almeno controllare l’esplosione. Lo status speciale di Hong Kong per la sua potenza finanziaria può essere sostituito da Shanghai, ma gli abitanti di Hong Kong sono in cerca della loro ‘identità speciale’ che Pechino non è ancora in grado di cavalcare per contenere senza troppi rischi le spinte separatiste che arrivano dalle altre province cinesi. Il crackdown di Tienanmen ha spostato di un quarto di secolo il sintomo democratico mentre la Cina ha continuato a correre, più libera economicamente ma più condizionata politicamente. A Hong Kong però oggi c’è Facebook e non la televisione CCTV di stato. ‘Occupy Central’ coi suoi telefonini e con gli ombrelli fa più paura dei vecchi carri armati.

di Giampaolo Pioli