Giovedì 18 Aprile 2024

La religione dell'oro nero

LA CONFERENZA di Parigi sul clima rischia di passare in secondo piano, se i vari servizi di intelligence «scollegati» daranno conferma di un’altra notizia: l’Isis, vista la mala parata in Siria, si accinge a trasferire armi e bagagli in Libia. Continuando a presidiare, ovviamente, i «possedimenti» mediorientali. Spaventati dalla mano pesante dei russi? Forse. Ma più probabilmente per gli effetti del danno economico indotto dal taglio progressivo delle risorse petrolifere. C’era da aspettarselo, visto che gli avamposti di al-Baghdadi avevano creato da tempo – invano contrastati dal governo di Tobruk – un’enclave in Cirenaica il cui lato costiero si sviluppa per circa 250 chilometri. Sono compresi terminali petroliferi e impianti di produzione, per ora inattivi, ma in attesa di ripristino da parte di un prossimo "proprietario". Se l’Occidente, si dice, non ha una strategia, sembra che, invece, il Califfo veda molto lontano. Infatti, sono mesi che sta preparando il terreno. 

GIÀ a metà estate avevamo notizia che a Sirte – triste destino per la città di Gheddafi – gli avamposti avessero creato una sorta di filiale di Raqqa, applicando tutti i sani principi della legge sharia. Tribunali civili sostituiti con una Corte islamica, classi separate per ragazzi e ragazze nelle scuole e nelle università, totale revisione dei programmi, bandiere nere sugli edifici, regole ferree per la chiusura dei negozi all’ora delle preghiere, abolizione di cinema e musica, schedature per il pagamento della Zakat, la tassa islamica. Anche le prime decapitazioni e crocifissioni ordinate dalla Corte sono già state eseguite. Ora, quindi, sembrerebbe tutto pronto per accogliere degnamente il Califfo, che, evidentemente, non ha nessuna intenzione di rimanere sepolto tra le macerie provocate dalle bombe russe, notoriamente poco intelligenti.

IL FRONTE, così, prosegue lungo il percorso già tracciato oltre 1300 anni fa dal conquistatore Okba bin Naafi. Il quale, mentre tutti stavano a guardare, era arrivato all’Atlantico. L’egiziano al-Sisi, però, non se ne starà inattivo e, in carenza di americani, certamente si farà aiutare dai russi. Forse verrà il giorno della gloria anche per il premier Matteo Renzi, che a quel punto dovrà cambiare strategia. E anche il suo ultimo mantra, già obsoleto.