Martedì 23 Aprile 2024

La ragione evidente

di Gabriele Canè

«ORAMAI dicono tutti così». Ha ragione il dottor Corrado Carnevali, procuratore capo di Monza. Lo dicono tutti. Quindi i casi sono due. O sono tutti matti. Oppure hanno un minimo di ragione. Ipotesi che il dottor Carnevali probabilmente non prende in considerazione facendo spallucce al biglietto lasciato dal medico suicida di Genova: «la magistratura miope a volte uccide». Una frase accorata, disperata, di chi però conserva la lucidità di distinguere tra Giustizia e Giudici. Avendo forse fiducia nella prima, e paura dei secondi, soprattutto degli inquirenti, non tanto e non solo perché indagano, cercano i reati, ma perché spesso lo fanno male. Con il risultato di rovinare della gente. Come ha rischiato di accadere a Silvio Scaglia, leader di Fastweb, un anno di arresto per associazione a delinquere, assolto in primo grado con formula piena. Come «poliziotto presunto complice di mafiosi». Balle. O allo stilista Gai Mattiolo, arrestato nel 2008 per bancarotta fraudolenta, e assolto ieri con tutti i coimputati con la formula più ampia. Non sfumature processuali. Non difformità nel conteggio della pena o nella valutazione della malefatta. No. Da tutto a niente.

IL CHE conferma che il meccanismo giudiziario offre se Dio vuole un paracadute, ma in quello inquisitorio, dedito più spesso all’elaborazione di teoremi che alla ricerca di prove, qualcosa non quadra. Il pediatra genovese e la moglie, ad esempio, pensavano che non quadrasse l’accusa al figlio farmacista di traffico illecito di medicinali. Un’ombra, un’onta insopportabili per una famiglia perbene. Perché i delinquenti mica si suicidano. Figuriamoci. Campano bene anche in carcere con i soldi del malaffare. Tanto in galera, comunque, ci stanno poco. O niente. Intendiamoci. La prima malattia del nostro Paese non sta nella magistratura, ma nella criminalità. Se non ci fossero corrotti, rapinatori e malviventi vari, non ci sarebbero neppure inchieste ed errori giudiziari. Ma in uno Stato serio, in cui il Csm fosse veramente il Consiglio Superiore della Magistratura, e non il Comitato di Soccorso per coprire qualunque sciocchezza commessa dai Magistrati, quello che Carnevali ha detto di fronte a un uomo che si toglie la vita, dovrebbe essere oggetto di indagine disciplinare. Severa. E di una autocritica. Profonda. Collettiva. Perché se «dicono tutti così» è probabile che abbiano ragione.

di Gabriele Canè