La meglio gioventù

È COSÌ facile fabbricare un eroe se è giovane e bello e muore malamente. Ma è l’ultima violenza che è stata risparmiata a Giulio Regeni, come fu risparmiata mesi fa a Valeria Solesin, massacrata al Bataclan. Hanno tantissimo in comune questi due ragazzi travolti da avvenimenti talmente feroci da giustificare un po’ di retorica. Il primo tratto condiviso era essere pieni di passione, talento rarefatto in una generazione che si vuole sdraiata e indifferente. Forse non è vero, bisogna guardare meglio. Si potrebbe restare sorpresi da un’Italia piena di giovani che ancora ci credono. Ruvidi, determinati, giustamente temerari quando si tratta di difendere un’idea e non un’ideologia, dalla quale l’età li mette al riparo. Non è la morte, per quanto atroce e precoce, che li fa grandi. È il modo in cui impostano la vita. Li riconosci dallo sguardo e dai segni sulla valigia, da un moto del cuore che spesso li porta lontano. E saperli lontani a difendere una qualche verità è un buon motivo per avere fiducia nel futuro del Paese che lasciano.

VALERIA era piena di forza, impegnata nel sociale e contraria alla guerra. Giulio sapeva che per cambiare le cose non basta gridare uno slogan, occorre capire e studiare. Bisogna crederci tutti. Dietro le statistiche della disoccupazione che modella gente inchiodata si muovono in ordine sparso piccoli eserciti di esploratori come loro. Sono quelli che ancora vanno in India ma non perdono la lucidità e quando tornano non rinnegano niente, dicono che l’India è impossibile e Milano bellissima. Sono quelli che vogliono provare a mangiare meglio e a consumare meno per il bene di tutti. Il secondo tratto condiviso da Giulio e Valeria sono i genitori. Straziati ma con le spalle dritte accettano qualsiasi benedizione ma non le fanfare, le passerelle contrite e la voglia di metterci il cappello sopra. Anche per Giulio non c’erano bandiere, telecamere e corone di Stato, solo ricercatori come lui e la messa in inglese con una promessa di resurrezione. Credeva in un mondo libero, hanno detto la sua mamma e il suo papà. E se proprio un eroe si deve trovare si dia la parte a quelli come loro, che seppelliscono i figli nella grazia di un dolore luminoso e duro come il diamante.