La Libia brucia, ma l'Italia resta in campo

La Libia di oggi è il prevedibile risultato del post Gheddafi. Tutto sarebbe comunque accaduto tra qualche anno con il normale ricambio generazionale, se Francia e Regno Unito, seguiti a malavoglia da Usa, Unione Europea e altri ‘volonterosi’, operando in proprio o forzando l’Onu in questa direzione, non avessero deciso di accelerare il corso naturale degli eventi, togliendo di mezzo il Raìs con l’uso della forza. È dal 2011 che stiamo aspettando che qualcuno ci spieghi perché ciò sia accaduto, visto che alla favoletta della «responsabilità di proteggere i civili» ha creduto solo chi l’ha inventata, raccontandola a tutti con sospetta insistenza. Anche noi, dopo le solite giravolte, abbiamo dato una mano robusta, come auspicato dallo stesso Capo dello Stato.

Nel mondo arabo finiva un’altra dittatura, e questo bastava. Ora il caos è totale, in Libia e in tutto il Medio Oriente, e l’Occidente — confuso e disorientato — non riesce più a far di conto. Gli attori della prima ora — sbigottiti, ma purtroppo non ancora pentiti — rimangono muti. La Ue, in questa confusione internazionale, non trova di meglio che rinviare di mesi la nomina dell’Alto Rappresentante per la politica estera. Gli Usa ne approfittano per inviare i propri agenti segreti a dar la caccia agli assassini del console generale, l’Italia fa del suo meglio per tutelare almeno una parte degli interessi acquisiti e continuando a «salvare civili». Questa volta non più con la bellicosa Aeronautica, ma con la pacifica Marina.

Potrebbe essere invece l’occasione, per il nostro Paese, di ritagliarsi un ruolo trainando in un’energica iniziativa la comunità internazionale, che in qualche modo dovrà pure attivarsi. Si potrebbe tentare di promuovere qui in Italia una prima conferenza per cercare di coinvolgere un buon numero di attori locali in un patto nazionale che miri a un decente rilancio della sicurezza, dell’ordine e dell’economia. Missione impossibile? «Con il tempo e la pazienza — diceva Talleyrand — le foglie del gelso diventano seta».Per la prima volta, mentre l’Aeronautica — svolgendo con diligenza il compito assegnatole dalla politica — sganciava sulla Libia bombe di tutti i tipi, sinistre unite e centri sociali non hanno sventolato nelle piazze bandiere iridate.