La lezione di Lepanto

SI AVVICINA l’anniversario di una mitica battaglia, quella di Lepanto, vinta dalle forze cristiane, finalmente unite, contro il Turco, il 7 ottobre 1571. È un nome che ci parla, ci turba, ci rimprovera. Una battaglia leggendaria, come quelle di Poitiers,vinta da re Carlo Martello (732), e di Vienna, vinta dal re polacco Giovanni Sobieski (1683). Altri fatti d’arme che fermarono arabi e turchi: gli uni penetrati in Francia, quasi a Tours, a depredare la basilica del santo del mantello, Martino, già suo vescovo; gli altri, mille anni dopo, giunti fin sotto le porte di Vienna. Certe ombre della Storia non si dissolvono mai, anzi spesso si addensano a richiamare in servizio i fantasmi del passato. Il nesso coi nostri tempi, pur nella diversità degli scenari, non sfuggirà. Sono molte le domande anche fra noi, lontani dalla politica, ma bisognosi di scelte alte e coraggiose, di politici saggi che sappiano prendere le decisioni che l’ora richiede.

DOVE sono i Churchill, i Roosevelt, i De Gaulle, gli Stalin, che seppero liberarci dal Male di Hitler ? Davanti al nuovo volto del Male, l’Isis, Hollande, Merkel, Camerun, Obama, Putin non paiono all’altezza dell’ora.

Possibile che 40mila terroristi, ben annidati e armati fra Siria e Iraq, bastino a tenere in scacco il mondo e a provocare esodi biblici ? Perché le forze occidentali non sanno accordarsi per andare stanare Isis, il nuovo nome del Male, dove si trova, unendosi in una lega laica, se quella di Lepanto fu santa perché benedetta da un papa, Pio V ? Perché Obama e Putin non realizzano di avere un nemico comune insieme all’Ue di Juncker ?

Ha fatto il giro del mondo non solo la foto del povero bambino Ayslan, ma anche la semplice verità della frase di un ragazzo siriano: «Fate cessare la guerra da noi e non verremo più da voi». Rilanciando urgenze che milioni di occidentali avvertono sulla necessità di fare qualcosa di concreto per fermare il Male. "Si vis pacem para bellum". Lepanto ci insegna che ci sono ore della Storia in cui è cristiano anche il diritto alla difesa, se lo è sempre quello all’accoglienza. Intanto sembra diffondersi viepiù un pacifismo imbelle: lo stesso che piegò, nel 1938, l’Europa di Chamberlain, il premier inglese dell’ombrello, alla violenza di Hitler con l’accordo di Monaco.