Mercoledì 24 Aprile 2024

La favola dei nani

SIA PURE con qualche lodevole eccezione, i commenti del giorno dopo sostengono esattamente il contrario dei commenti del giorno prima. Fino a giovedì sera, l’uscita della Gran Bretagna dall’Ue era prospettata come una sicura catastrofe che avrebbe segnato l’inizio della fine del Vecchio Continente. Da venerdì mattina è cambiato tutto: l’uscita della Gran Bretagna è come d’incanto diventata un’occasione feconda. L’occasione per imporre un’accelerazione al processo di unificazione politica. Sarà... Naturalmente ogni tesi è legittima. E’ vero che, come diceva il vecchio Churchill, “ogni volta che l’Inghilterra dovrà scegliere tra Europa e mare aperto, sceglierà sempre il mare aperto”, cioè il rapporto privilegiato con gli Stati Uniti. Ed è vero che, storicamente, il Regno Unito ha sempre cercato (e con tutta evidenza c’è riuscito) di scongiurare la nascita di un’Europa unita non solo burocraticamente ma anche politicamente.

GRANDE sostenitore dell’allargamento ai paesi dell’Est, ad esempio, fu il premier britannico John Major: evidentemente consapevole del fatto che più l’Europa si espande meno in realtà si unisce. E’ tutto vero, ma non se ne può davvero più della favoletta in base alla quale dal male nascerà il bene.Non se ne può più di quelli che ripetono a macchinetta che, nella sua etimologia greca, la parola crisi può significare anche «opportunità». Discorsi già sentiti troppe volte. Lo si disse nel 2008, agli albori della crisi economica; lo si disse a proposito della minaccia rappresentata dal terrorismo islamico; lo si disse a ridosso del referendum greco; lo si disse quando l’immigrazione prese le forme dell’esodo biblico...

PREVISIONI errate. Ciascuna di queste grandi crisi epocali ha trovato l’Europa disunita e nessuna ha generato un nuovo impulso unitario. Non c’è ragione di credere che la Brexit faccia eccezione. Oggi si voterà in Spagna e nell’arco dei prossimi 16 mesi verranno rinnovati anche i governi francese e tedesco. Figurarsi se i nani politici che rappresentano questi paesi, incalzati come sono dai partiti anti establishment, avranno la forza o la voglia di imporre ulteriori cessioni di sovranità a beneficio di un’Europa nata come un sogno ma da quasi un decennio vissuta come un incubo. C’è poco da illudersi. Avanti così, il mondo anglosassone sarà dominato da due scapigliati (Trump e Johnson), la Francia avrà il suo primo presidente donna e di nome farà Marine, e c’è da credere che il prossimo cancelliere tedesco ci farà rimpiangere perfino la signora Merkel. L’Europa è nata male, è stata costruita partendo dalla fine (la moneta) e prescindendo da qualsivoglia forma di legittimità democratica. I cosiddetti populismi e i neonazionalismi dilaganti sono la naturale reazione al suo peccato originale. Per correggere l’errore di partenza sarebbero serviti dei giganti politici. Statisti autorevoli, visionari e coraggiosi. Non ne abbiamo avuti. E non c’è motivo di pensare che ne avremo.