Martedì 23 Aprile 2024

L'ultima sfida del Cavaliere

di Bruno Vespa

CON IL NO Tax Day programmato per oggi a Milano, Silvio Berlusconi esce da un lungo letargo e torna a fare opposizione politica cavalcando uno dei temi più forti della tradizione di Forza Italia. I sondaggi impietosi mostratigli da Alessandra Ghisleri qualche giorno prima delle elezioni in Emilia Romagna e in Calabria gli hanno confermato quanto sia stato devastante concedere a Matteo Salvini un enorme spazio politico sul terreno che portò il centrodestra a vincere le elezioni del 2001 e del 2008 e a pareggiare quelle del 2006 e del 2013. Collaborazione istituzionale e opposizione politica possono convivere perfettamente, secondo le regole delle democrazia parlamentari. Renzi fu molto coraggioso a ospitare nel gennaio scorso il nemico storico della sinistra italiana nella sede centrale del Pd e a stipulare con lui il Patto del Nazareno. Berlusconi ha fatto benissimo ad accettare garantendosi – salvo sorprese – il diritto di partecipare alla scelta del prossimo capo dello Stato, nella speranza di averne uno meno lontano degli ultimi tre.

MA IL SUO appiattimento sul presidente del Consiglio ha determinato una parziale disaffezione del proprio elettorato e una crescita parallela dei consensi per Matteo Salvini. L’inquietudine di una parte del gruppo dirigente del partito (Raffaele Fitto, ma non solo) si è fatta pericolosa esplodendo quando martedì scorso il Cavaliere ha di fatto designato il segretario della Lega a possibile candidato premier dell’intero centrodestra. La parziale ritrattazione dei giorni successivi non ha mutato la sostanza delle cose. Si aggiunga che mentre gli osservatori si aspettavano la rottura del Patto dopo la decisione di Renzi di premiare la lista – e non la coalizione – vincente, il Cavaliere ha annunciato che la accetterà, seminando il panico tra i parlamentari azzurri che hanno buoni motivi per temere di non essere inseriti nei cento collegi vincenti come ‘nominati’ dal leader.

Berlusconi ammira Salvini per le stesse ragioni per cui ammira Renzi: entrambi sono bravi comunicatori, abilissimi nell’occupare ogni possibile spazio televisivo e nell’allargare ai problemi della gente comune qualunque domanda riguardi aspetti scomodi. Se si chiede ad entrambi qualcosa sulle reciproche difficoltà nei loro partiti o coalizioni, entrambi rispondono di pensare soltanto ai problemi della signora Maria e alla disoccupazione del figlio. Si aggiunga che sia Renzi che Salvini guardano molto oltre il loro elettorato tradizionale: al Partito Nazionale del segretario del Pd, il collega della Lega oppone le liste con la sua faccia alle prossime elezioni regionali in Campania e il Calabria.

Parlare alla pancia della gente era la specialità di Berlusconi: se lui la cede in comodato gratuito al leader della Lega, gli sarà difficile ricostituire sotto la propria leadership (almeno morale) un grande centrodestra in grado – se non di vincere – almeno di giocare una buona partita contro il Pd di Renzi. Il Cavaliere deve tenere insieme tre esigenze: opporsi alla politica di Renzi senza rompere il patto istituzionale, aggregare gli altri partiti del centrodestra, tenere unito il suo. Ce la farà?

di Bruno Vespa