L'Occidente non reagisce

IL MOSTRO sta crescendo. D’altro canto, Abu Bakr al-Baghdadi non ha mai fatto misteri delle sue intenzioni: si ritiene capo assoluto della umma, la comunità dei veri credenti destinata, tra lunghi periodi di tregua (hudna) e intensi periodi di lotta, a espandersi nel mondo. Nel suo credo, tutti i buoni musulmani gli devono obbedienza. È soprattutto un capo militare, e tali infatti sono le origini nella militanza islamista. L’Occidente è guidato da Obama, il ‘comandante supremo’ le cui origini liberal sono ben note. Solo pochi, e con riluttanza, partecipano agli attacchi aerei, che sinora, se hanno consentito la riconquista di qualche chilometro quadrato di un territorio vastissimo, non hanno intimidito l’aggressività del Califfato. Il quale, sotto lo sguardo del mondo arabo istituzionalizzato, si sta sviluppando anche al di fuori dell’antica Al-Sham, la ‘Grande Siria’. Da una parte, quindi, il bellicoso al-Baghdadi, e dall’altra un incerto Obama, che tra mille contraddizioni cerca di ‘surfeggiare’ la marea, fiancheggiato (si fa per dire) da un’Europa piagnucolosa e (forse) da un mondo islamico che, pur angosciato per il destino delle sue monarchie, come noi distoglie lo sguardo dalla realtà.

NON A CASO al-Baghdadi, primo Califfo dell’era moderna, ha simbolicamente adottato il nome di Abu Bakr, il primo Califfo dopo la morte del Profeta (632): l’obiettivo è ripercorrere le gesta dei primi tempi. L’espansione dell’Islam, sempre per via militare, allora era stata incredibilmente rapida. Nel 640 il califfato di Damasco già dominava i territori attualmente occupati dall’Isis, e dieci anni dopo si annetteva l’Egitto e la fascia costiera nordafricana fino oltre Tripoli. Nel 700 il Califfo dominava tutto il Nord Africa, fino all’Atlantico, e nel 711 si insediava in Spagna. A Davos, giorni orsono, Ali Tarhouni, presidente dell’assemblea costituente libica, forse per darci una sveglia denunciava che l’Isis oggi sta facendo veloci passi in avanti lungo lo stesso percorso. Di fronte a «un’invasione» già in atto, abbiamo un Obama che tende a predicare piuttosto che ad agire (la definizione è di Brzezinski), un’Europa che si occupa solo del registro dei conti e un mondo arabo preoccupato, ma assente. Così, però, rischiamo di perdere davvero.