]L'errore piu gravee stato lo scontrosul tema del lavoro»

Ettore Maria Colombo ROMA LA VITTORIA del partito dell'astensionismo era l'incubo peggiore, per il Pd, specialmente in Emilia-Romagna. Il crollo dell'affluenza al voto, che si attesta molto al di sotto del 40% in Emilia e poco sopra in Calabria, fa suonare più di un campanello d'allarme al Nazareno. E poco conteranno, davanti a una valanga di disaffezione al voto come quella in atto, le già scontate e previste vittorie di Stefano Bonaccini in Emilia e di Mario Oliverio in Calabria. Il dato emiliano (37,7% di affluenza), storica roccaforte rossa' della sinistra, è pietrificante, per il Pd. In Calabria va un po' meglio: 44,1% contro il 59,3% delle Regionali 2010. Il segnale di grande allarme, considerando che è la prima volta che si votava dalle Europee e dal famoso Pd al 41% (maggio), suona a distesa. Da palazzo Chigi in serata sono filtrati reazioni tese a rassicurare, con il premier Matteo Renzi che ha twittato la sintesi del risultato: «Male affluenza, bene risultati: 2-0 netto. 4 regioni su 4 strappate alla dx in 9 mesi. Lega asfalta Forza Italia e Grillo. Pd sopra il 40%». Il commento del vice segretario Lorenzo Guerini ricalca a stretto giro: 5 regioni su 5 da inizio anno. E, per rincarare la dose, fonti Pd attaccano il partito dei sindacati: «Chi appoggia lo sciopero generale ha ottenuto alle regionali percentuali da prefisso telefonico». Certo, si sa che si tratta di magre consolazioni. L'esplosivo tasso di astensionismo e la dimezzata' vittoria di Bonaccini aprirà nuove ferite dentro il Pd. La minoranza scalpita e già c'è chi parla di «ripagare Renzi della sua stessa moneta» o di chi si spinge a chiedere processi' al gruppo dirigente, Renzi in testa. A questo punto la minoranza, che ha già aperto mille polemiche su mille fronti (Jobs Act, rapporti con la Cgil, Italicum) potrebbe far mancare almeno venti voti, alla Camera. Non a caso, il bolognese cuperliano Andrea De Maria, che pure sta in segreteria, mastica amaro: «Paghiamo un prezzo ai valori e l'identità di sinistra che sono venuti a mancare sui tema del lavoro». Ritorna anche lo spettro della scissione. Ieri, Pippo Civati, a urne ancora aperte, attacca, definendo i dati dell'astensione «disarmanti» e concludendo che «la governabilità come unica stella, senza rappresentanza, è non solo un problema, ma un vero e proprio pericolo». Pericolo da cui lo stesso fondatore dell'Ulivo ed ex premier, Romano Prodi, aveva messo in guardia tutti, Pd in testa: «Sotto il 50% di affluenza sarà un dato preoccupante che segnala una particolare situazione di malessere». MA il macigno dell'astensionismo peserà diversamente, nonostante le previste vittorie di entrambi i candidati: quasi al 48 per cento per Bonaccini in Emilia a spoglio non ancora ultimato, molto meglio (quasi 61 per cento) per Oliverio in Calabria.