L'ambiguità di Erdogan

di Lorenzo Bianchi

DA FAN occulto, ma concreto, dell’Isis a nemico in armi. È l’ennesima capriola alla quale è stato costretto il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Non è la prima. Non sarà l’ultima. Era un sodale di Bashar Assad. Ora indossa senza disagio i panni dell’irriducibile nemico. L’Occidente lo aspetta al passo decisivo, un passo che sia coerente con la storia del suo Paese e con l’appartenenza alla Nato. Il suo primo ministro Ahmet Davutoglu, l’ex ministro degli Esteri che teorizzava la strategia nota come «zero problemi con i vicini», ha promesso che Ankara farà di tutto per evitare che la città di Kobane, la Stalingrado dei curdi siriani, cada nelle mani degli uomini in nero di Abu Bakr al-Baghdadi. Nelle immediate vicinanze sono ammassati tank turchi, che per ora sono immobili come dune. Nel Paese gli scontri fra i curdi di nazionalità turca infuriati per l’inerzia di Ankara e gli islamici curdi di Hezbollah hanno seminato 19 morti, 8 nella sola Diyarbakir, la maggiore città curda dell’Anatolia.

IL GOVERNO di Davutoglu pone come condizione per l’intervento della sua possente macchina militare una zona di interdizione del volo e una fascia cuscinetto nella Siria settentrionale. In pratica pretende che si apra la strada maestra per la capitolazione di Assad. L’altro inconfessato timore del presidente turco è che si allarghi a macchia d’olio lo Stato curdo, che è già nato nell’Iraq settentrionale. Ora però Erdogan ha troppi errori da farsi perdonare. Dal suo lungo confine con la Siria sono entrati armi e uomini confluiti nei ranghi dell’Isis. Abu Yusaf, un comandante di nazionalità europea, lo ha pubblicamente ringraziato dell’aiuto. Nella prima notte di bombardamenti alleati sulla Siria è caduto il capo dei qaedisti ortodossi, quelli che militano sotto le bandiere di Jabhat al Nusra. Si è saputo che era un cittadino turco. Si chiamava Umit Yasar Toprak. Era di Bursa. Ora Erdogan ha promesso collaborazione militare agli alleati statunitensi. Prima o poi rispetterà la parola, ma cercherà, come sempre, di trarne il massimo vantaggio. I curdi di Kobane per ora gli chiederebbero solo di lasciar passare armi e uomini come ha già fatto a favore del sedicente Califfo Abi Bakr al-Baghdadi.

di Lorenzo Bianchi