Venerdì 19 Aprile 2024

Isis, 85 esecuzioni sommarie in Iraq: anche donne e bambini. Offensiva curda a Kobane

I peshmerga iracheni arrivati nella città assediata dall'Isis al confine tra Siria e Turchia sono dotati di armi pesanti. 100 jihadisti uccisi in tre giorni

I peshmerga curdi iracheni entrano a Kobane (AFP)

I peshmerga curdi iracheni entrano a Kobane (AFP)

Damasco (Siria), 1 novembre 2014 - I terroristi dello Stato islamico hanno ucciso altri 85 membri del clan sunnita iracheno degli Albu Nimr nella provincia di Al Anbar, in Iraq. I jihadisti hanno giustiziato sommariamente 50 civili (tra cui donne e bambini) membri di una stessa tribù di Ras al Maa, nella provincia di Ramadi, e altri 35 i cui resti sono stati scoperti in una fossa comune. Nei giorni scorsi il gruppo jihadista aveva ucciso 150 membri del clan tribale che si erano rifiutati rifiutati di collaborare. La tribù è entrata nel mirino del gruppo di Abu Bakr al Baghdadi per non aver appoggiato l'avanzata delle milizie islamiche su Baghdad. 

 A KOBANE SCHIERATI I RINFORZI PESHMERGA - Decine di combattenti peshmerga curdi iracheni (almeno 150) dotati di armi pesanti sono stati dispiegati a Kobane, città siriana al confine con la Turchia da settimane assediata dai militanti dello Stato islamico. Lo riporta l'Osservatorio siriano per i diritti umani, il cui direttore Rami Abdul-Rahman fa sapere che 20 veicoli con a bordo i peshmerga sono entrati in città per dare sostegno alle Unità di protezione del popolo (Ypg) già attive sul territorio. Negli ultimi tre giorni, aggiunge Rami Abdul-Rahman, cento combattenti dell'Isis sono morti in seguito ai raid aerei lanciati dalla coalizione guidata dagli Usa. L'Isis ha preso il controllo di oltre 300 villaggi attorno a Kobane e conquistato diverse parti della città, costringendo alla fuga 160mila residenti. 

100 JIHADISTI UCCISI IN TRE GIORNI - Negli ultimi tre giorni sono stati uccisi cento jihadisti dell'Isis nei combattimenti contro le forze curde a Kobane e nei suoi dintorni. Lo riferisce, l'Osservatorio siriano dei diritti dell'uomo.

I RIBELLI DI AL NUSRA (AL QAEDA) CONQUISTANO ROCCAFORTE A IDLIB  - In Siria, dopo giorni di combattimenti, i ribelli qaedisti di Al Nusra hanno strappato ai ribelli dell'opposizione siriana sostenuta dall'Occidente l'ultima roccaforte che controllavano nella provincia di Idlib, nel nord-ovest del Paese. Sostenuti da altri gruppi radicali islamici, il Fronte al-Nusra da tempo combatte contro il Fronte dei Rivoluzionari Siriano di Jamal Maarouf, figura di spicco dell'opposizione armata al presidente Bashar al-Assad, accusandolo di loschi traffici e di lavorare con l'Occidente.

Dopo averli combattuti, a fine settembre i ribelli del Fronte al-Nusra si sono alleati con gli jihadisti dello Stato Islamico, che controllano ampi settori del nord e nell'est della Siria e intere regioni dell'Iraq. Negli ultimi giorni il Fronte al-Nusra ha catturato una serie di villaggi nella regione di Jabal al-Zawiya, nella provincia di Idlib, e sabato sono entrati nel villaggio di Deir Sonbol costringendo alla fuga Marouf. 

"Decine dei suoi uomini hanno disertato e si sono uniti ad al-Nusra, ed è questo il motivo per cui i qaedisti hanno vinto", ha spiegato Rami Abdulrahman, capo dell'Osservatorio Siriano per i Diritti Umani. La diserzione è stata confermata anche da uno dei ribelli: "Lo hanno lasciato perché sapevano che era inaffidabile. Del resto ha abbandonato i suoi uomini a combattere e si è dileguato. La scorsa notte, li abbiamo sentiti urlare alla radio: "Abu Khaled (Marouf) è fuggito, è fuggito". 

Il gruppo di Marouf viene genericamente considerato all'interno dell'Esercito Libero Siriano, il termine con cui si indicano le decine di gruppi che si stanno battendo per rovesciare Assad, ma che si muovono praticamente senza alcun coordinamento centrale e sono spesso in lotta tra loro. Poco dopo il suo ritiro, Maarouf ha diffuso in un video in cui promette di continuare la sua battaglia contro al-Nusra e che ritornerà a Jabal al-Zawiya: "Da una settimana, il Fronte al-Nusra ha messo sotto assedio i villaggi di Jabal al-Zawiya come se fosse il regime. Voglio chiarire perché ce ne siamo andati: per risparmiare il sangue dei civili perché il gruppo non esita a ucciderli". Una fonte del gruppo, che è tra i più importanti tra quelli dell'opposizione siriana sostenuta da Occidente e Arabia Saudita, ha invece smentito le diserzioni.