Mercoledì 24 Aprile 2024

Jobs act, Pd diviso. Ncd: 'Poco coraggio'. Cgil: 'E' un ok ai licenziamenti di gruppo'

E Forza Italia ironizza: "Sacconi irato per sconfitta, Schifani finge vittoria, Quagliariello media, Cicchitto sbarella, patetici"

Il premier Matteo Renzi (Ansa)

Il premier Matteo Renzi (Ansa)

Roma, 26 dicembre 2014 - E' scontro sul Jobs Act dopo i decreti emanati dal Consiglio dei ministri sulle 'tutele crescenti'. 

"Poteva andare peggio, poteva piovere". Alfredo D'Attorre parafrasa una celebre battuta di Frenkenstein Jr., capolavoro comico di Mel Brooks per dire che no, i decreti attuativi del Jobs act non vanno affatto nella giusta direzione, che il "giudizio è negativo", ma che poteva andare peggio. Non c'è stata la pioggia, insomma, perché sono stati salvati i reintegri in caso di licenziamento disciplinare. E questo grazie al lavoro fatto in commissione alla Camera, duro oltre ogni previsione, visto che il reintegro per i licenziamenti disciplinari "sembrava dato per acquisito già a settembre".

Ma è veramente poco rispetto alle tante voci negative comprese nel Jobs act. D'Attorre non attacca l'operato del governo con la veemenza di Stefano Fassina - che dice "Renzi segue l'agenda della troika" - o di Pippo Civati per il quale, sotto l'albero, "Babbo Natale ha fatto trovare un brutto dono ai lavoratori". Si comincia con la mancata estensione delle tutele ai lavoratori, le cosiddette tutele crescenti: per Civati si tratta solo di tutele ridotte e anche D'Attorre non vede "nessuna reale estensione di tutele per i precari, dato anche il livello del tutto insoddisfacente di risorse previsto a questo fine nella legge di stabilità".

Anche sull'annunciato sfoltimento della giungla contrattuale "mi pare che l'esito sia piuttosto deludente: allo stato, il Jobs act si riduce a una parziale abolizione dell'articolo 18 e a una maggiore facilità per le aziende di licenziare". E' il vice segretario del Pd, Lorenzo Guerini, a cercare di mettere un punto alle polemiche interne sottolineando come sul Jobs act non ci siano "né vincitori né vinti" e che non serva a nulla "esasperare i personalismi" dato che a vincere è la possibilità di creare occupazione". Intanto, però, il presidente della Commissione Lavoro del Pd, Cesare Damiano, ha già annunciato il proposito di voler continuare a lavorare per correggere il Jobs act nelle sue parti più critiche. A cominciare dai licenziamenti collettivi. Molto critico anche l'Ncd, alleato di governo del Pd che si è visto respingere la proposta del capogruppo al senato, Maurizio Sacconi, di eliminare tout court la possibilità di reintegro. Tanto basta per fare del Jobs act "una occasione persa", a giudizio dei neocentristi, secondo i quali la bozza di decreto delegato è certamente un passo avanti nel confronto con la regolazione vigente ma nel confronto con i bisogni della crescita non è tale da dare un vero impulso ai comportamenti imprenditoriali", ha affermato Sacconi, che ha aggiunto "è mancato il coraggio delle grandi scelte".

Ma da destra e da sinistra viene rimarcata la scarsa capacità di incidere sull'operato del governo. Il capogruppo del Pd alla Camera, Roberto Speranza, conia un hashtag su Twitter, #SacconiBuonNatale, per sottolineare la sconfitta degli alfaniani. Da destra, invece, è il Mattinale, house organ di FI alla Camera, a sottolineare come il "braccio dell'Ncd sia stato in poco tempo piegato dai diktat della Cgil". "Ncd patetico sull'art 18: Sacconi irato per sconfitta, Schifani finge vittoria, Quagliariello media, Cicchitto sbarella, patetici", ha scritto su Twitter il senatore Gasparri. 

E poi ci sono i sindacati: per la Cgil le nuove misure danno "il via libera alle imprese a licenziare in maniera discrezionale lavoratori singoli e gruppi di lavoratori. Più che di rivoluzione copernicana, siamo ad una delega in bianco alle imprese a cui viene appaltata la crescita". E ha aggiunto: "Queste misure ledono diritti collettivi ed individuali". Dura anche la Uil: secondo Carmelo Barbagallo, è il momento di avviare "un percorso comune con Cgil e Cisl". Anche la Cisl, unica a non avere scioperato contro il Jobs act, non ha risparmiato osservazioni: "Il testo del Governo sul Jobs act è ancora migliorabile, in particolare per quanto riguarda le norme sui licenziamenti collettivi".