Jobs Act, nel Pd è scontro aperto Orfini-Cuperlo. E la Cgil valuta il ricorso all'Ue

Il presidente del partito ha definito i suoi esponenti delle "prime donne". Risponde Cuperlo, controribatte Orfini. Renzi: "Dissidenti? Problemi loro". La legge delega approderà in Senato il 2 dicembre

Gianni Cuperlo (lapresse)

Gianni Cuperlo (lapresse)

Roma, 26 novembre 2014 - Jobs Act, ancora tensione nel giorno successivo al via libera della Camera. Nel Pd l'opposizione si sente offesa per gli apprezzamenti del presidente Matteo Orfini, che ha definito i suoi esponenti delle "prime donne". Risponde Cuperlo, controribatte Orfini. Intanto Pier Luigi Bersani lancia un avvertimento: "La nostra gente non vuole scissioni, ma Renzi non faccia finta di nulla". La legge delega sul lavoro approderà in Aula al Senato martedì 2 dicembre.

LA REAZIONE DI CUPERLO - "Apro stamane il Corriere della Sera e leggo alcune tue dichiarazioni. Sono virgolettate, come usano fare i giornalisti. Può darsi siano parole che tu non hai pronunciato mai e in questo caso leggerò con sollievo una smentita. Comunque dici, o ti fanno dire, che la trentina di deputati che ieri non ha votato il jobs act sarebbero delle 'primedonne'". Gianni Cuperlo affida a Facebook un'ampia risposta a distanza a Matteo Orfini, perché è lui, segnala ancora l'esponente della sinistra Dem, ad aggiungere che quei dissenzienti "sarebbero vittime di protagonismo a fini di posizionamento interno. Ma alla fine si sono auto isolati. E poi quanti sono, 30? Il 10 per cento del gruppo Pd, bel risultato: vi ricordo che contro Renzi all'inizio c'era la maggioranza dei deputati. E poi questa è tutta gente che ha ingoiato senza dar cenni di sofferenza il voto sul pareggio di bilancio in costituzione e la legge Fornero'". "Perché ti scrivo qualche riga che può darsi tu nemmeno legga? Perché - spiega Cuperlo - sono impressionato dal tono e dal merito di queste frasi. Perché mi faccio qualche domanda sul retroterra che le sostiene". "Che peccato, caro Matteo. Sono stato anch'io per qualche settimana presidente della nostra assemblea. Poi ho lasciato quel posto per le ragioni che sai. Qualche mese dopo - è la stoccata che arriva all'attuale presidente Pd - un capo della tua corrente e' venuto a chiedermi di non ostacolare la tua candidatura allo stesso incarico".

ORFINI NON FA MARCIA INDIETRO - Dissidenti 'primedonne'? "Quelle parole le ho dette e le ho dette perché le penso". Nessuna smentita, dunque: Matteo Orfini risponde a stretto giro a Gianni Cuperlo, sempre via Facebook. "Vedi caro Gianni, ieri - scrive il presidente dell'Assemblea nazionale Pd - è successa una cosa molto grave. E per me dolorosa. Dopo mesi di discussione, dopo un impegno collettivo nella modifica di un testo importante, dopo un paziente lavoro di sintesi, al momento del voto finale una parte del nostro partito ha deciso di non rispettare le scelte e il lavoro che tutti insieme avevamo fatto". "Tu - riprende - ricorderai che all'inizio di questa legislatura io più di altri avevo perplessità sulla scelta di far nascere un governo insieme a Berlusconi. Ricordo un colloquio che ebbi con te in Parlamento, in cui mi spiegasti che in quelle condizioni e dopo una decisione assunta collegialmente, non si poteva che bere l'amaro calice. Perché proprio nei momenti difficili è doveroso farsi carico collettivamente delle responsabilità, anche se non si condividono quelle scelte. Ti ascoltai, caro Gianni, perché quelle tue parole venivano da lontano, da una cultura politica antica che in questo paese ha sempre contraddistinto la sinistra italiana. Ieri ho visto tanti nostri parlamentari farsi carico di una scelta difficile. Con grande dignità e con grande passione".

RENZI: DISSIDENTI? PROBLEMI LORO - "Se qualcuno non ha rispettato l'accordo" dentro il Pd sulla votazione del Jobs Act alla Camera "è un problema suo, non nostro", dice a fine giornata il presidente del consiglio Matteo Renzi al Tg1. "Sono molto più preoccupato della questione dei precari che non delle legittime opinioni diverse dentro il Pd. Il nostro problema sono i lavoratori che sono stati messi in un angolino. Ci sono più diritti con questa riforma non meno", aggiunge Renzi.

LA CGIL VALUTA RICORSO ALL'UE - Intanto la Cgil è pronta a valutare tutte le possibili azioni contro il Jobs act, compreso il ricorso all'Unione europea. Lo ha affermato il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, intervistata a margine di un convegno in Cgil. "Valuteremo tutte le strade. La lettura dell'articolo 30 e 31 della Carta di Nizza dice che è possibile. Ci penseremo, ci proveremo. Bisogna capire come scriveranno i decreti delegati".