Venerdì 19 Aprile 2024

Italicum, nuove scintille nel Pd. Bindi: non voto la fiducia. Fassina: è Renzi che vuole il voto

Continua la bagarre che precede la resa dei conti in Parlamento sulla legge elettorale. Toti: "Chi si crede di essere Renzi, il presidente della Repubblica?". E Prodi, attaccato da Renzi, replica

Matteo Renzi (Lapresse)

Matteo Renzi (Lapresse)

Roma, 26 aprile 2015 - Nella bagarre che precede la resa dei conti in Parlamento sull'Italicum. dopo la sferzata di Bersani, che parla di "pressioni indebite", la discussione si incentra sull'opportunità di mettere la fiducia. Con Debora Serracchiani, vicesegretario del partito, che assicura come il governo stia "facendo di tutto" per evitare di arrivare alla fiducia. Nello stesso tempo la governatrice chiama alla responsabilità chi dice no all' Italicum e aggiunge che se cadesse il governo ora la gente non capirebbe.

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Immediata la risposta della minoranza dem: Fassina avanza il sospetto che il progetto di Renzi sia piuttosto andare a votare una volta approvato l'Italicum e accusa il premier di volere con il suo aut aut marginalizzare il Parlamento sulle regole del gioco. Sul voto segreto, il ribelle assicura di non volerno perché convinto di una battaglia a viso aperto.

Si alza anche la voce di Rosy Bindi, che assicura di essere alla sua ultima legistatura in Parlamento: "Una fiducia sulla legge elettorale sarebbe un atto improprio del governo. Se si mette la fiducia non avrò davanti la fiducia del governo, ma la fiducia su un atto grave". "Io non ho mai fatto minacce, le mie battaglie sono a viso aperto: se potrò voterò gli emendamenti e se invece si metterà la fiducia, come ho già detto, io non negherò la fiducia al governo, negherò fiducia a un atto improprio del governo perché le leggi elettorali le fa il Parlamento"". Io non faccio parte di nessuna corrente, faccio le mie battaglie personali a viso aperto", ha aggiunto Bindi che, sulle dimissioni di Roberto Speranza da capogruppo alla Camera, ha aggiunto: "Credo che debba essere apprezzato il gesto del capogruppo, un atto molto serio, molto grave e anche su questo non si è voluto discutere. Un Partito Democratico deve consentire a tutti di parlare di confrontarsi e di essere ascoltati, forse anche di incidere pure se non si fa parte di questa cosidetta maggioranza, specie su provvedimenti come la legge elettorale", conclude Bindi.

Sull'altro fronte il forzista Giovanni Toti incalza: "Renzi la smetta di minacciare lo scioglimento del Parlamento se non dovesse passare l'Italicum. Non ci spaventa. Chi si crede di essere, il presidente della Repubblica?", dice alla Stampa, aggiungendo che Mattarella "non mi sembra una persona che possa essere condizionata e non scioglierebbe il Parlamento perché glielo chiede Renzi" visto che dovrebbe "verificare se in Parlamento ci sono le condizioni per fare un altro governo". Insomma, è la domanda, "perché questa fretta, perché non aprire la discussione e approvare l'Italicum con una maggioranza più vasta?".

Dal gruppo misto Pino Pisicchio tenta di mediare: "Tra l'approvazione dell'Italicum così com'è e la sua bocciatura, c'è una terza via: modifiche migliorative e consensuali. Si può lavorare per evitare che sulla legge elettorale, che, ricordiamo, determina le regole del gioco per tutti, si consumino strappi istituzionali. C'è ancora una possibilità di migliorare la legge, rendendola coerente in tutti i punti con la sentenza della Consulta".

 Quanto ai Cinque stelle, Alessandro di Battista, a "L'intervista" di Maria Latella su Sky, attacca la minoranza Pd: "E' un gioco delle parti perchè se dichiarano che l'Italicum è il fascismo 2 punto zero che distrugge la democrazia e poi accettano supinamente di essere sostituiti in commissione… Potevano dire fermi noi abbiamo diritto" di restare in commissione "e tu non puoi cacciarci. Non lo hanno fatto, hanno abbassato la testa. Non mi fido di questa gente". Insomma per Di Battista "il Pd non ha una vera opposizione interna, se avessero davvero voluto opporsi all'Italicum hanno avuto decine di occasioni" per farlo.

Matteo Salvini non ha mezzi termini: l'Italicum è una legge elettorale che "fa schifo" ed "è un'infamia del Premier Matteo Renzi inchiodare il Parlamento e il Governo a discutere di questo quando il Paese ha ben altri enormi problemi ed emergenze reali". Detto questo, "benvenga la fiducia se questa sarà occasione per il Parlamento di ribellarsi a Renzi e finalmente mandarlo a casa subito". Perchè "per me e per la Lega Renzi e il suo governo sarebberop dovuti andare a casa ieri, non domani...".

Infine Sel lancia un appello "a tutti quei deputati liberi che in tutti questi mesi hanno espresso rilievi critici sull'Italicum: non consentiamo questo stupro della Costituzione". Lo dichiara il capogruppo di Sel alla Camera Arturo Scotto, denunciando la gravità di un eventuale voto di fiducia.  "La fiducia sulla legge elettorale è un'aberrazione. E' una legge di rango costituzionale e sulla Costituzione nessun Governo guidato dal buonsenso porrebbe mai la questione di fiducia. Se il premier, come sembra ormai chiaro a tutti dovesse optare per questo strumento, cambierebbe in un colpo solo la natura della nostra Repubblica: da parlamentare a neo presidenziale".

Forza Italia si esprime attraverso un tweet di Brunetta: "No Italicum, via Renzi, sì a un governo democraticamente riformatore. Elezioni nel 2018", è la ricetta twittata dal presidente dei deputati di Forza Italia.

Romano Prodi con Enrico Letta in una foto di archivio (Ansa) PRODI, LETTA E IL LIBRO - "Il libro non l'ho scritto per polemica ma per ricordare i vent'anni dell'Ulivo. E mi propongo di scriverne un altro tra vent`anni così potrò dare un giudizio anche su questo periodo storico, pensi come sarà bello". L'ex premier Romano Prodi ha risposto senza mezzi termini al sospetto manifestato dal premier Matteo Renzi sul ritorno in campo in contemporanea dei due ex premier con i rispettivi libri sulle loro esperienze di governo alla guida del centrosinistra.  "Non abbiamo nessun piano - insiste Prodi parlando al Manifesto - Non so se Letta ha voglia di rientrare in politica, ma io con l'età che ho se avessi voluto fare qualche piano l'avrei fatto un po' prima. Sono sette anni che sono fuori, che giro il mondo, faccio cose interessanti e non ho nessuna intenzione di dare noia a nessuno né di sostenere nessuno. Però ho il diritto di ricordare ed è per questo che ho scritto il libro. E,ripeto, tra vent'anni ne scriverò un altro".