Mercoledì 24 Aprile 2024

Caos Italicum, ora piace solo a Grillo

Renzi tratta ma avverte: "Se vinco il referendum, la legge resta" SCHEDA / Come funziona l'Italicum

Matteo Renzi 'sovrastato' dall'immagine di Grillo in tv (Imagoeconomica)

Matteo Renzi 'sovrastato' dall'immagine di Grillo in tv (Imagoeconomica)

Roma, 1 luglio 2016 - ANCHE solo far scrivere i giornali che «sono possibili alcune modifiche all’Italicum» (la nuova legge elettorale in vigore da oggi, primo luglio, ma che vale e varrà solo per la Camera dei Deputati) è come scoperchiare il vaso di Pandora. Modifiche solo ventilate e, per ora, assai aleatorie (di scritto c’è solo una mozione di Sel-SI che lo vuole smontare: verrà discussa a Montecitorio a settembre) hanno dato la stura, ieri, a un dibattito a dir poco avvelenato. Del resto, l’utilità marginale di Renzi, sullo specifico, è massima: ‘fingere’ di riaprire il cantiere dell’Italicum vuol dire tenere a bada i centristi, senza i cui voti non c’è governo né maggioranza, e provare a cogliere il bersaglio vero. Riaprire un canale di dialogo con Forza Italia che, in via di totale ristrutturazione interna post-malattia del leader maximo, ha mandato un messaggio chiaro, via Fedele Confalonieri: «Bisogna tornare allo spirito del Nazareno».    LO SPAURACCHIO, del resto, di entrambi – Renzi come Berlusconi – è sempre lo stesso: il M5S. Il quale, con l’Italicum così com’è (premio di maggioranza del 54% dei seggi alla prima lista), oggi sarebbe il probabile vincitore delle elezioni politiche. I grillini hanno mangiato la foglia, iniziando a sparare a palle incatenate. Per Luigi Di Majo, «cambiare la legge elettorale non è la priorità del Movimento che ne ha altre». Per il blog di Beppe Grillo, dove non si va mai tanto per il sottile, «Renzi è un baro da due soldi e con la coda tra le gambe», ma la postilla è rivelatrice: «Quando il M5S sarà al governo la legge elettorale sarà ancorata alla Costituzione». Il che vuol dire, appunto, che ai grillini l’Italicum va bene com’è oggi, con il premio alla lista, e non alla coalizione. Lo sanno bene pure i democrat renziani: non perdono occasione per replicare ad alzo zero contro il M5S, ma si sono assai pentiti, oggi, di averlo scritto così, l’Italicum.    MA LE GRANE, per Renzi, non mancano neanche nella sua maggioranza. Dentro il Pd c’è la sinistra dem: finge di preferire il ritorno al Mattarellum, ma non vede l’ora di ritoccare l’Italicum per provare, magari, ‘esperimenti’ politici nuovi (una lista di sinistra alleata al Pd?), poi c’è tutta l’area di Franceschini che spinge per cambiare l’Italicum. Infine, ci sono i centristi. Ncd è un partito in tale via di rapida liquefazione che il suo leader, Alfano, ha dovuto sconvocare una riunione dei parlamentari per evitare di finire ‘sotto’ con i suoi: il capogruppo al Senato, Renato Schifani, guida una fronda di un gruppo consistente di senatori che vuole tornare alleata di FI. Non a caso, ieri Alfano è arrivato a minacciare, non smentito, «la crisi di governo se non cambia l’Italicum». Ncd, come quel che resta dell’Udc e altri partiti minori, laici (Psi, Idv) e cattolici (Centro democratico), vuole cambiare la legge inserendo, appunto, il premio alla coalizione invece di quello alla lista. Renzi, per ora, fa sfogare tutti, tanto – come ripete ai suoi – «Se vinco il referendum io, l’Italicum non lo tocco manco di una virgola». Se, appunto.