Venerdì 19 Aprile 2024

Italia-Iran: firmati 4 accordi, da marmi a conceria

Firmati quattro memorandum di intesa nell'ambito del Forum Italia-Iran

Al centro il vice ministro dello Sviluppo Carlo Calenda

Al centro il vice ministro dello Sviluppo Carlo Calenda

Roma, 29 novembre 2015 - Non si sono mai interrotti, in realtà, i rapporti sull'asse Roma-Teheran. Nemmeno durante il periodo delle sanzioni, prima dell'ONU e poi europee verso l'Iran. Iniziate nel 2006, dal prossimo anno con l'Implementation day dell'accordo sul nucleare cadranno un pezzo alla volta. E l'Italia, vuole essere in prima fila per cogliere le opportunità di un Paese che il prossimo anno crescerà al ritmo del 6% e conta su un mercato interno di 78 milioni di persone. Si comincia con quattro memorandum di intesa firmati oggi nell'ambito del Forum Italia-Iran, che ha aperto la missione italiana a Teheran targata Abi-governo-Confindustria. Uno riguarda il marmo, due pelle e conceria e uno più culturale tra il Maxxi di Roma e il museo di Arte contemporanea di Teheran. Trasferimento di know-how e formazione tecnico-scientifica sono al centro del memorandum firmato dal presidente onorario di Confindustria Marmomacchine, Flavio Mirabelli, e Abolghassem Shafiei della Iran Stone Association. L'Iran, è stato sottolineato, è ricco di marmo e granito. I memorandum per la conceria sono stati firmati da Gabriella Martini Bocca, presidente di Assomac, con i vertici di Alpea (Associazione di settore dell'Est Zaerbaijan) e quelli dell'Iran Tanners Association. In entrambi i casi si tratta di intese per la formazione tecnica e manageriale e l'ammodernamento tecnologico. I RAPPORTI - Grandi risorse naturali e riserve di idrocarburi, un capitale umano giovane e qualificato, una posizione geografica che lo rende porta per altri mercati nella regione e molte similitudini con l'Italia. A partire da "un tessuto produttivo locale costituito per il 90% da Pmi interessate a coproduzioni con partner stranieri", spiega il viceministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda aprendo la missione composta da 181 aziende, 380 imprenditori e 12 banche. Oltre 1500 i presenti al forum italo-iraniano. L'Italia, ha ricordato Calenda parlando ad un tavolo cui sedeva fra gli altri il ministro della Industria, miniere e commercio Mohammad Reza Nematzadeh, è stata il primo partner commerciale con l'Iran con un interscambio che nel 2011 superava i 7 miliardi di euro, e con importanti partenariati industriali in campo energetico, infrastrutturale e siderurgico. Una nuova via della seta che, per dirla con Calenda, "aveva nell'Iran il fulcro e nell'Italia l'approdo" unite dalla stessa vocazione commerciale. L'Iran, del resto, ha già varato un piano di investimenti per i prossimi anni di 15 miliardi di dollari nelle infrastrutture del Paese, dalle ferrovie agli aeroporti. E le imprese italiane possono svolgere un ruolo importante e "farsi avanti" per collaborare in questo settore, date le loro conoscenze e capacità. Intanto, i russi hanno già chiuso l'accordo per la costruzione della ferrovia che collegherà la capitale al nord del paese. Ma l'Iran non chiude la porta a nessuno, l'obiettivo è attirare investimenti a lungo termine, ha sviluppato un interessante mercato interno e non vuole essere solo metà di esportazioni. Per questo, spiega il ministro iraniano, "Il terreno delle future cooperazioni implicano l'attrazione degli investimenti stranieri, la nostra legislazione prevede una tassazione al 20% ma per agevolare gli investimenti stranieri c'è un esonero totale delle tasse che va dai 12 ai 20 anni, compresa la possibilità di acquistare il terreno". In cambio, "Auspichiamo accordi più concreti con UE in ambito doganale e commerciale".

I SETTORI CHIAVE - L’Automotive è il principale comparto non oil iraniano. Nell’intervallo di tempo che va da marzo 2014 a marzo 2015 in Iran sono stati prodotti circa 1,2 milioni di veicoli tra auto, autobus e camion; un risultato che ha raggiunto un incremento del 58% rispetto all’anno precedente, confermando l'Iran al 18° posto nella classifica mondiale dei Paesi produttori di veicoli. Anche il comparto della Meccanica strumentale resta un settore rilevante per i Paesi che puntano ad esportare in Iran, in particolare per la produzione agricola, lavorazione tessile, fabbricazione di calzature e lavorazione del marmo. Settori nei quali l'Italia ha competenze d'eccellenza. E poi c'è il mondo dei Materiali da Costruzione: l’intensa crescita demografica (si prevede il raggiungimento di circa 100 milioni di consumatori entro il 2050) comporterà l'esigenza di un’adeguata offerta abitativa, sia di alloggi popolari che di lusso, insieme ad idonee strutture commerciali, alberghiere ed uffici. LE IMPRESE ITALIANE - Il lavoro per portare le imprese italiane in Iran si gioca su tre piani: missioni con pmi e settori variabili (di cui questa e solo la prima),  industria infrastrutturale e pesante attraverso le grandi imprese e linee finanziarie. "Sace  - spiega Calenda - sta facendo un lavoro che la porterà a chiudere per gennaio tutti i crediti pregressi. Si potrà disporre di tutto il plafond di di circa cinque miliardi di euro" La benzina finanziaria ci sarà, ora servono i progetti. Per questo c'è un preciso mandato di Renzi: avere una presenza costante del governo italiano in iran. Infine, il presidente dell'Ice, Riccardo Maria Monti, fornisce un decalogo per le aziende che voglio sbarcare nella paese. Cercare una controparte locale qualificata, infilarsi in un flusso di accordi istituzionali tra i due paesi e, soprattutto, armarsi di pazienza. "Non partiamo da zero- spiega- si tratta di riattivare i canali che un tempo esistevano". La mission ora è farci scorrere un flusso di business.

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