Mercoledì 24 Aprile 2024

L'Italia non partecipa all'attacco. Renzi: "Inutili le iniziative spot"

"Alla comunità internazionale serve un progetto a lungo termine"

MATTEO RENZI E BRUNO VESPA  (Olycom)

MATTEO RENZI E BRUNO VESPA (Olycom)

ROMA, 8 SETTEMBRE 2015 - NON BOMBARDEREMO lo Stato Islamico in Siria. «L’Italia – ha detto ieri il premier Matteo Renzi a Porta a Porta – non partecipa a iniziative come quelle che Francia e Inghilterra hanno annunciato di studiare. A mio giudizio occorre che la comunità internazionale abbia un progetto di lungo termine, le iniziative spot servono e non servono». «In Siria – ha proseguito Renzi – c’è un presidente, Assad, che controlla una parte del territorio. Io non sono così sicuro che l’iniziativa di cacciare Gheddafi sia stata una buona idea. Ovviamente era un dittatore pericoloso, ma attenzione ad avere in politica estera un atteggiamento poco saggio».

SE IL «NO» per interventi in Siria è assoluto, Renzi si lascia però aperto un margine per l’Iraq. «Erbil – ha detto – sta in Iraq, dove c’è un governo che ha chiesto l’aiuto della comunità internazionale. L’Italia partecipa alla coalizione, non partecipa per il momento ai voli in Iraq. La situazione in Iraq ha un margine di legittimità internazionale». In realtà Renzi voleva dire che l’Italia non partecipa ai bombardamenti in Iraq, ma ai voli sull’Iraq sì. Dallo scorso novembre l’Aeronautica Militare italiana ha infatti rischierato in 3 aeroporti militari del Kuwait 4 Tornado in configurazione ISR (intelligence, surveillance, reconnaissance , quindi non armati di bombe e missili) del 6° stormo di Ghedi, due droni (disarmati come tutti i droni italiani), e un aereo da rifornimento in volo KC 767A. Oltre un migliaio le ore di volo, nelle quali la contraerea dello Stato Islamico si è fatta sentire, specialmente contro i droni, che volano più bassi.

NEI CASSETTI dello Stato Maggiore dell’Arma Azzurra ci sono ovviamente piani per un utilizzo più spinto sia dei Tornado ed eventualmente degli Amx, ma finora dal ministero della Difesa non è venuta una indicazione in tal senso. Anzi. Da notare che effettuare attacchi al suolo in area di guerra non sarebbe una novità per la nostra Aeronautica, basti pensare, per restare a tempi recenti, all’intervento in Libia o in Afghanistan, dove i nostri Amx in 5 anni hanno effettuato 9mila ore di volo, effettuato 3.100 missioni e colpito 7mila obiettivi (anche se per ordini ricevuti non ci dicono quali, nè quante bombe sono state sganciate, parlando al massimo di distruzione di «antenne per comunicazioni dei talebani». Su chi le difendeva, si soprassiede). La linea dell’Italia sulla Siria è una sola: la trattativa. «Per la prima volta – ha detto ieri il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni – vedo aprirsi qualche spiraglio per una via di uscita nella difficilissima situazione siriana. Quando ci si divideva tra pro e anti Assad abbiamo subito chiarito che per l’Italia la soluzione non poteva che essere quella di un’iniziativa politica». «L’iniziativa di Sant’Egidio per una tregua umanitaria ad Aleppo e il lavoro di Staffan de Mistura – ha aggiunto il ministro – sono andati in questa direzione. L’accordo tra Iran e Usa sul nucleare sta inaugurando un nuovo clima che sta portando ad alcuni primi, seppur difficili, passi avanti».