Isis, raid Usa a sud di Falluja. Uccisi 250 combattenti

Il blitz arriva a 24 ore dall’attentato all’aeroporto di Istanbul per il quale è considerato responsabile lo Stato Islamico. Il video dell'attacco LEGGI - Compleanno di sangue per l'Isis, ma i tagliagole perdono terreno

Le rovine di Falluja strappate all'Isis

Le rovine di Falluja strappate all'Isis

Roma, 30 giugno 2016 - A 24 ore dall'attentato all'aeroporto di Istanbul, per il quale l'Isis è considerato il primo sospettato dalla Cia e dalla autorità turche, raid Usa hanno ucciso almeno 250 combattenti dell'Isis in un convoglio che si muoveva fuori da Falluja, in Iraq. Negli attacchi sono stati distrutti anche 40 veicoli. L'offensiva è stata inizialmente riportata dalla stampa Usa, citando fonti anonime. La notizia è stata in seguito confermata dall'ambasciatore americano a Baghdad, Stewart Jones. Il diplomatico ha spiegato che aerei della Coalizione a guida Usa, in collaborazione con elicotteri iracheni, hanno inflitto pesanti perdite ad un convoglio dell'Isis nei pressi di Falluja. L'attacco, ha precisato, è avvenuto martedì. Si tratta del colpo più duro mai inflitto al gruppo jihadista. Il ministero della difesa iracheno ha diffuso un video delle operazioni, in cui si vedono le bombe cadere sugli obiettivi.

I combattenti dell'Isis, secondo quanto ha riportato la Bbc, stavano fuggendo da un'offensiva lanciata sul terreno dall'esercito di Baghdad. Sono stati bombardati mentre si stavano dirigendo verso zone ancora sotto il controllo dello Stato islamico, vicino al confine con la Siria, dove ci sono le ultime posizioni del gruppo jihadista, e trasportavano armi e munizioni. Domenica il governo iracheno ha annunciato di aver preso il pieno controllo di Falluja dopo un'offensiva durata cinque settimane. Anche l'esercito iracheno ha confermato l'offensiva. 

L'attentato all'aeroporto Ataturk ha provocato 42 morti e oltre 200 feriti. L'attacco non è stato ancora rivendicato, ma sembra sempre più evidente che dietro ci sia ancora una volta l'Isis. Per la Cia dietro la strage si vedono "i segni distintivi della depravazione dello Stato Islamico". E ne sono covinte le autorità turche. "L'idea che sia stato Daesh" a compiere l'attacco "si fa sempre più forte", ha detto ieri sera il premier Binali Yildirim. 

FERITI, MA NON SCONFITTI - L'Isis è ferita, su questo sembrano esserci dubbi. Emblematiche le immagini della colonna di mezzi militari abbandonati dai jihadisti e bruciati durante i raid compiuti attorno a ovest di Baghdad dell'aviazione irachena e della coalizione guidata dagli Usa. I toni della propaganda del governo iracheno sono trionfalistici. E ottimista è anche Brett McGurk, inviato speciale Usa per la coalizione anti-Isis. Secondo McGurk, la coalizione uccide un leader dell'Isis ogni tre giorni e dopo due anni di operazioni militari il gruppo ha perso il 47% del territorio che aveva conquistato in Iraq e il 20% in Siria. Parlando ieri alla Commissione per gli affari esteri del Senato, l'inviato Usa ha aggiunto: "Nessuna area sottratta all'Isis é stata riconquistata dall'Isis". Il nemico è ferito, ma non sconfitto. Una ricerca presentata nei giorni scorsi dal servizio di studi del Congresso Usa afferma che l'Isis è riuscito a riprodursi in metastasi in almeno sei scenari di instabilità: dalla Libia all'Afganistan, dall'Egitto allo Yemen passando per Nigeria e Arabia Saudita. In questi paesi di tre diverse aree del mondo, si legge nel report diffuso dalla stampa Usa, sono attivi "sei eserciti irregolari dello Stato islamico". A queste vanno aggiunte le innumerevoli cellule presenti in Europa e Nordamerica.