Martedì 16 Aprile 2024

Squinzi: l’Isis uccide anche l'impresa

Il presidente di Confindustria: «Ordini in calo, giù l’export.Dobbiamo revocare le sanzioni a Putin"

Controlli anti terrorismo al Colosseo (OLycom)

Controlli anti terrorismo al Colosseo (OLycom)

Bologna, 26 novembre 2015 - PRESIDENTE Squinzi, purtroppo ha avuto ragione lei: la flebile ripresa dell’economia europea sta risentendo dell’allarme Isis...

«Era prevedibile. Ci sarà un forte impatto sui Paesi più interessati, come la Francia e il Belgio, ma è chiaro che a risentirne sarà anche l’economia italiana».

Il governo ostenta ottimismo sulla ripresa.

«Mah, le incertezze sono ancora molte. Fino ad oggi abbiamo beneficiato delle decisioni della Bce sul ‘Quantitative easing’, del basso prezzo del petrolio e del rapporto vantaggioso dollaro-euro...».

Ma?

«Ma siamo ancora lontani da quel tasso di crescita del 2% minimo di cui abbiamo bisogno, e gli ultimi dati disponibili lasciano qualche perplessità».

Di quali dati parla?

«Quelli sulle esportazioni, ad esempio. Ma non solo. Domani (oggi per chi legge, ndr) presenteremo alcune analisi del nostro Centro studi: i dati sul fatturato, dicono che rispetto al secondo trimestre registriamo una flessione dello 0,6% e gli ordinativi sono calati addirittura del 4,2%».

Il quarto trimestre andrà meglio?

«Temo che potrebbe risentire dell’andamento del terzo».

Come spiega la flessione?

«Con la fragilità della ripresa e il mancato completamento e attuazione di alcune importanti riforme strutturali che servano da stimolo all’economia».

Il Jobs Act, però, sta già dando i primi frutti.

«Sì, ma non basta. Con la situazione che si sta delineando sul versante internazionale e che fa fibrillare l’export, finché non si metterà mano a un piano strutturale di rilancio della domanda interna, la ripresa non ha forza».

Qual è la priorità di Confindustria?

«Eliminare quella manina anti imprese che quotidianamente ci tira verso il basso. Occorre semplificare il sistema Italia a partire dalla pubblica amministrazione. Altro tema: nel medio-lungo periodo i nodi del welfare verranno al pettine e, senza un tasso di crescita adeguato, non sarà facile, ad esempio, tenere in piedi il sistema previdenziale».

Dunque?

«Serve rivedere i meccanismi della spesa pubblica, spostando risorse dalle voci improduttive al sostegno degli investimenti».

I commissari alla spending review scappano a gambe levate, sembra non ci siano le condizioni politiche per tagliare...

«Mi capita spesso di sentire il consigliere economico di Renzi, Yoram Gutgeld, e devo dire che condivido la sua impostazione. Confindustria la pensa come lui, perciò mi aspetto che la sua linea venga seguita e che a breve Palazzo Chigi agisca di conseguenza sulla spesa pubblica».

Renzi ha annunciato lo slittamento del taglio dell’Ires al 2017. È un problema?

«Non direi. Per farlo nel 2016 avrebbe comunque dovuto aspettare il via libera dell’Europa previsto in marzo, slittare di qualche mese non è una tragedia».

Nel frattempo, il governo dovrà reperire nuove risorse per la sicurezza...

«E fa bene, visto quel che sta accadendo è necessario...».

Tuttavia?

«Tuttavia, posto che la legge di Stabilità ci piace, lamentiamo una scarsa attenzione per il Sud e la ricerca».

A che punto siete nel confronto con i sindacati sui contratti?

«A settembre, la Cgil e la Uil hanno scelto di non partecipare al tavolo e la trattativa si è interrotta».

È finita così?

«No, conservo la speranziella che si possano rinnovare le regole generali e così riformare i principi per la definizione dei contratti collettivi di lavoro. Per senso di responsabilità nei confronti del Paese mi auguro che tutto questo avvenga in tempi brevi. Le economie del mondo con cui ci confrontiamo sono più veloci della nostra, non possiamo continuare a usare punti di vista del passato. Il sindacato deve aprirsi al futuro. Mi sembra che l’incontro tecnico di oggi (ieri, ndr) possa offrire la possibilità di ripartire».

Quanto pesano sull’economia italiana le sanzioni alla Russia?

«Molto. Se vogliamo affrontare il problema Isis, dobbiamo essere compatti e non possiamo prescindere da Putin. Le sanzioni vanno revocate: a beneficiarne per qualche miliardo di euro sarebbero anche le nostre esportazioni».

Ma gli Stati Uniti non cedono.

«Gli americani stanno attraversando una grave crisi di chiarezza nella gestione del Medio Oriente, spero cambino atteggiamento. Lo dico anche nel loro interesse».

Intanto dobbiamo far fronte alla competizione sleale della Cina.

«Ha detto bene: competizione sleale, realizzata a scapito dei diritti dei lavoratori e dell’ambiente. Infatti BusinessEurope, la Confindustria europea, ha negato il riconoscimento alla Cina dello status di economia di mercato, cioè di Paese che segue le regole del commercio internazionale: c’è un limite a tutto».

Cosa si aspetta dalla conferenza di Parigi sul clima?

«Niente di buono. Il tema è importantissimo, ma l’Europa è responsabile solo del 9% delle emissioni di Co2 e dei gas serra. Pensi che l’Italia non è neppure all’1% di emissioni. Se Cina, Usa e Russia non cambiano atteggiamento il problema rimarrà insoluto».

In vista delle prossime amministrative, sia Renzi sia Berlusconi stanno cercando candidati della società civile. Da imprenditore, che impressione le fa?

«Ottima. Ma invece di ipotizzare candidature a raffica, farebbero bene a rivolgersi al mondo imprenditoriale, ricco di gente d’esperienza pronta a dedicarsi al bene del Paese».

Sicuro, siano così pronti?

«Ma sì, l’attuale sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, l’ha fatto. Gli imprenditori per definizione si mettono in gioco e sono ottimisti. Due qualità che oggi servono per ridare smalto alle nostre grandi città. In un contesto diverso, in questi quattro anni, ho vissuto la mia presidenza di Confindustria con spirito di servizio. Agli imprenditori, oltre all’impegno per la ripresa, chiedo l’impegno di partecipare alla costruzione della società italiana di domani».