Illusioni perdute

ANDREA CANGINI

UNA DOPO L’ALTRA, cadono come veli le illusioni e del mondo lasciano nuda la cruda realtà. Le parole pronunciate ieri dal presidente Obama segnano la fine della rivoluzione cubana dopo 55 anni di mito, di sangue e di gloria. Gloria vana, come sempre. Il volto di Che Guevara è ormai da tempo ridotto a icona pop, quello di Fidel Castro diverrà certo testimonial d’una marca di sigari. Ha vinto l’America, non perché democratica ma perché forte. Economicamente forte. Nelle stesse ore in cui a Washington Obama parlava, a Mosca i cittadini russi facevano la fila davanti ai negozi ‘occidentali’ per spendere in fretta mazzi di rubli destinati a divenire carta straccia. I sogni di grandezza di Vladimir Putin, detto lo Zar, e le sue pur legittime ambizioni geopolitiche, svaniscono come nubi portate via dal vento. Vento di tempesta finanziaria, alimentato ad arte pressando i mantici del prezzo del petrolio e delle sanzioni internazionali, dall’Italia varate per conformismo ancor prima che per calcolo o per moventi ideali. Ed è un risveglio triste, il risveglio dello Zar: triste come passare dal sogno alla realtà. Non è chiaro quali siano i sogni di Matteo Renzi, né se in effetti il premier poi sogni, ma qualora si sia fatto delle illusioni di certo le ha perdute.

FA UNA gran tristezza vedere il ministro della Difesa nascondere dietro a un certificato medico l’incapacità dello Stato italiano di difendere chi veste la divisa, e pertanto la propria credibilità nel mondo. Fa una gran tenerezza osservare l’impegno profuso dal premier nel tentativo di far credere che il semestre di presidenza italiana dell’Unione europea abbia portato un qualche risultato tangibile. Due mosse goffe, due facce della stessa medaglia. Ma due facce opposte. Nel caso dei marò Renzi ha sopravvalutato il peso della propria autorevolezza, nel rapporto con l’Europa l’ha invece sottovalutato. Due illusioni diverse, due veli irrimediabilmente lacerati. Renzi ha pensato che i buoni rapporti con Washington avrebbero dato i frutti sperati a Nuova Delhi. Ha pensato anche che promuovere un arbitrato internazionale per riportare a casa i due marò dopo tre anni di umiliazione nazionale avrebbe svilito l’autorevolezza sua e dello Stato italiano. Doppio errore, doppia illusione. Né Obama né altri ci hanno sostenuti e l’autorevolezza dello Stato italiano non c’è né potrebbe esserci, essendo noi italiani i primi a non crederci. La Francia crede in se stessa, dunque fa spallucce all’Europa. L’Italia non crede in se stessa, e il fatto che in se stesso creda Matteo Renzi evidentemente non basta. Avesse imposto una svolta alla teutonica Europa dopo aver trionfato alle elezioni europee, violando il Patto di stabilità e annunciando riforme radicali e tagli fiscali, forse ce l’avrebbe (ce l’avremmo) fatta. Allora, la sua forza politica era all’apice e la marea montante dell’antieuropeismo l’avrebbe tenuta a galla agli occhi della Germania. Ma quella forza è svanita e nel mondo si guarda ora a Renzi come a un Berlusconi giovane e senza denari. Una speranza tradita, un’illusione perduta. Resta così solo la nuda realtà; e la realtà è che a contare è la forza e la scelta dei tempi nell’usarla.