Ilaria Cucchi: "Pentita? No, rifarei tutto. Non temo la denuncia"

"Nessuna voglia di generare violenza"

Ilaria Cucchi mostra la foto del fratello

Ilaria Cucchi mostra la foto del fratello

Roma, 5 gennaio 2016 - «È STATO un impulso, non ho resistito. Volevo che fosse chiara a tutti la fisicità di quella persona, di quell’uomo palestrato, rispetto a mio fratello che pesava 40 chili». Ilaria Cucchi non vuole parlare, si avverte in lei l’esigenza di replicare e, insieme, il desiderio di non alimentare ulteriori polemiche sulla pubblicazione della foto di uno dei carabinieri indagati per la morte del fratello. La grande preoccupazione è quella di ripiombare di nuovo nelle nebbie che hanno segnato gli ultimi sei anni. Da quando, nel 2009, morì Stefano. Così al telefono si schernisce, si ritrae, rimanda al proprio legale di fiducia: Fabio Anselmo. Poi resta a lungo in silenzio e spiega: «Sono momenti molto duri per me e per la mia famiglia».

Pentita?

«No, assolutamente no».

Lui minaccia di querelarla, anzi il legale del carabiniere dà per certa la querela...

«Non sono per nulla preoccupata. Lui faccia i passi che ritiene anche se, nei suoi panni, mi preoccuperei di più per l’inchiesta, per le intercettazioni. Ecco, di quello sarei preoccupata, al posto suo».

Nessun passo indietro, allora.

«Non c’è motivo. Ho deciso di obbedire a un impulso, di farmi del male. Del resto l’emotività è forte. Solo di una cosa sono dispiaciuta: che si cerchi di riaprire, in qualche modo, il processo a mio fratello. Per sei anni si è fatto il processo a mio fratello. Ora vedo che si sta rimettendo in moto la macchina del fango manovrata da coloro che hanno taciuto, nascosto la verità. Fino al punto di far accusare altri mentre loro, leggo dalle intercettazioni, si erano pure divertiti».

La pubblicazione della foto ha provocato reazioni molto violente e anche minacce esplicite nei confronti degli indagati.

«Rifiuto la violenza e non accetto che a violenza si risponda con la violenza. È un sistema che non mi appartiene».

Lei, è l’accusa, avrebbe in qualche modo indicato il bersaglio.

«Non è che io sono andata, di notte, a rubare la foto di questa persona o l’ho ottenuta in chissà quale modo. Quella foto è pubblica perché lui stesso l’ha messa sul suo profilo Facebook».

Si evoca il garantismo venuto meno con le sue accuse esplicite sui social.

«Il garantismo deve essere sempre preservato, è vero. Ma deve funzionare per tutti allo stesso modo. Non è che si deve essere garantisti nei confronti di uno in particolare e verso gli altri no. Non credo che il medesimo garantismo sia stato osservato per mio fratello Stefano».