Il treno per crescere

di Bruno Villois

L’ECONOMIA reale italiana continua a perdere colpi: il Pil in calo e la disoccupazione, soprattutto giovanile, ai massimi storici, sono l’emblema di una situazione a cui sembra sempre più difficile porre rimedio. Le priorità del Paese restano ancorate in anse sempre meno visibili, la modernizzazione è un termine che non ci appartiene. Il tema investimenti resta appeso a sempre più gracili sostegni; le opere infrastrutturali che hanno visto la luce nell’ultimo decennio si contano sulle dita di una mano, eppure ne servirebbero una infinità, per migliorare ogni tipo di trasporto e renderlo compatibile con una logistica di sistema in grado di produrre sviluppo.  Buona parte delle nostre autostrade sono perennemente in manutenzione, mentre le strade senza pedaggio, al contrario, hanno continuo bisogno di riparazioni e il degrado delle pavimentazioni non solo aggrava la celerità dei trasporti, ma li mette a rischio. Il trasporto aereo convive con la perenne crisi di Alitalia, giunta all’ennesima ristrutturazione. Quello via mare avrebbe un suo potenziale, se non fosse per l’inadeguatezza di buona parte dei porti e della carenza delle annesse aree di interconnessione, tra strade, ferrovie, mare e cielo. 

L’UNICO sistema che, almeno in parte, ha fatto e sta facendo passi da gigante, è quello ferroviario. Fs, attraverso la controllate Rfi e Trenitalia, ha investito decine di miliardi per realizzare l’alta velocità sulle dorsali Milano-Napoli e Milano-Torino, l’unica vera grande opera di modernizzazione del nostro Paese degli ultimi decenni. Trenitalia, pur alle prese con il problema dei pendolari, — migliorabile solo con una programmazione sostenibile a livello regionale, come avviene in Toscana —, è un fiore all’occhiello del sistema pubblico italiano. I conti sono in ordine e producono profitti, gli investimenti in materiale rotabile e formazione del personale, sono costanti e adeguati, la qualità del servizio risponde adeguatamente alle richieste di un mercato sempre più ampio ed esigente. L’ultimo treno super veloce, che decollerà con l’inizio dell’Expo al 2015, è una conferma dei meriti della compagnia di bandiera del trasporto italiano. Uno o più cloni sarebbero molto utili. 

di Bruno Villois

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