Il rischio boomerang

LA SOAP opera Quirinale giunge alle ultime battute (forse). Comunque le votazioni sono iniziate. La definizione di soap opera non vuole essere irrispettosa. Ma la nostra politica fatta di tattica,...

LA SOAP opera Quirinale giunge alle ultime battute (forse). Comunque le votazioni sono iniziate. La definizione di soap opera non vuole essere irrispettosa. Ma la nostra politica fatta di tattica, improvvisazioni e una certa leggerezza che rende ogni decisione fondata sulla contingenza e sull’ «eterno presente», applicata ora alla questione del Quirinale ha fornito una trama da format televisivo e in questo modo è stata raccontata ed è raccontata in queste ore di suspence. E poco prima dell’inizio delle danze, arriva, infatti, il colpo di scena: dall’estenuante girandola di nomi è uscita una figura che per la sua storia e la sua esperienza è apparsa più che credibile e idonea al ruolo, ovvero Sergio Mattarella. Una figura non solo raccontabile, come aveva ritenuto fosse necessario Matteo Renzi (che così ha twittato ieri pomeriggio: «La lotta alla mafia, le dimissioni per un ideale, i collegi per i parlamentari, l’abolizione della naja. Un politico per bene #Mattarella»), ma anche in grado di ricompattare il Pd e di mettere in imbarazzo Forza Italia.

GIÀ, Forza Italia. E Berlusconi. Mattarella nella sua lunga vicenda politica annovera atti che possono essere letti come espressione di un atteggiamento «anti-berlusconiano», dalle dimissioni da ministro in occasione dell’approvazione della legge Mammì all’opposizione alla legge Gasparri. Per questo, l’ultima fase della nostra storia comincia con un no del partito di Silvio Berlusconi, unito in questa partita ai centristi dell’Ncd. E il patto del Nazareno? C’è chi lo dà per finito, dalla stessa Forza Italia giunge la considerazione che ormai è qualcosa del passato; la spregiudicatezza di Renzi potrebbe così avere un costo, quando si tratterà di procedere lungo la strada della riforma costituzionale. Ma Berlusconi è molto, molto debole e il suo partito sembra non riuscire a liberarsi da quella debolezza; Berlusconi è tornato a esistere grazie a quel patto e sembra difficile ipotizzare che sia facilmente disposto a rinunciarvi. E forse, alla fine, altro non potrà che fare buon viso a cattivo gioco. L’opposizione al nome fatto da Renzi si trincera, d’altro canto, dietro a un no «sul metodo, non sulla persona». E nulla esclude che si risolva in un’azione blanda, in schede bianche e non un voto contro, e magari che da quelle parti sfugga qualche voto verso Mattarella.

DUNQUE, la carta giocata da Renzi potrebbe anche essere la carta vincente; vincente nel senso di consentirgli di esibire il risultato di un Presidente votato nei tempi brevi da lui prospettati, un’altra delle sue scommesse, senza pagare prezzi. Poi, nel caso davvero accadesse, ci sarà il tempo di esercitarsi su un’altra storia, quella del Presidente all’opera. Perché il lancio del premier potrebbe rivelarsi quello di un boomerang, dal momento che basso profilo e sobrietà non significano arrendevolezza. E perché, tutto sommato, Mattarella è un figlio della Prima Repubblica, qualcosa di molto lontano dalla concezione della democrazia incarnata da Renzi. Ma per ora, vediamo come andrà a finire la competizione e se sarà o meno a ostacoli.