Giovedì 18 Aprile 2024

Il ribaltone delle parole

Pino  Di Blasio

FINO a ieri hanno chiesto ‘hotspot’ per identificare le migliaia di migranti salvati dai barconi o approdati a Kos, l’isola di Ippocrate. Da Angela Merkel a Francois Hollande, da David Cameron al tetragono primo ministro ungherese Viktor Orban, una tragedia planetaria era solo un problema che Italia e Grecia dovevano risolvere a casa loro, in ossequio ai dogmi della convenzione di Dublino. Gli obblighi del Nord erano di dare un po’ più di soldi e navi, per evitare altre stragi. «Bisogna aprire al più presto centri di identificazione in Italia e Grecia. Non possiamo accettare ritardi» è stato l’ultimo diktat firmato Angela Merkel, il 24 agosto.

Hollande ancora più sarcastico: «Sui migranti niente isterie, né egoismi» aveva detto il francese il 21 giugno all’Expo. Il primo ministro di Parigi, Manuel Valls, ad aprile, era stato più esplicito: «Sono contrario alle quote di migranti. La Francia è favorevole a un sistema europeo di guardie di frontiera». «Il governo francese ribadisce che la politica migratoria resta una prerogativa nazionale – tuonò sempre ad aprile Hollande –, non viene decisa a Bruxelles. E resterà la Francia a stabilire quanti stranieri Parigi è in grado di accogliere ogni anno».

VOLETE altre perle di solidarietà? «Germania e Francia si aspettano che tutte le condizioni vengano rispettate: registrazione, standard minimi per i centri di accoglienza e per gli approvvigionamenti sanitari», frase della Merkel a maggio. Seguita, il 22 luglio dall’imbarazzo per aver fatto piangere Reem, la ragazzina palestinese che aveva chiesto alla Cancelliera di dare più speranza ai profughi. «A volte la politica deve essere dura. In Libano ci sono migliaia di persone nei campi profughi, e pensate pure all’Africa, mica possiamo dire a tutti di venire in Germania, altrimenti non ce la faremmo». Salvo poi, dopo la figuraccia, concedere asilo alla famiglia di Reem. Il florilegio delle frasi di Cameron o di Orban («Costruiremo un muro ai confini con la Serbia») non aggiunge nulla al coro che per mesi hanno intonato gli struzzi che governano Berlino, Parigi, Londra o Budapest. Il ministro degli Esteri Gentiloni ha avuto gioco facile a rinfacciare ai partner europei che fino a un mese fa Italia e Grecia erano sole. Perché aveva ragione Montanelli: «Siamo tutti tolleranti e civili nei confronti dei diversi. Specie quando sono lontani, a distanza telescopica da noi».