Mercoledì 24 Aprile 2024

Il premier all'angolo

«AH, SE AVESSI avuto il 51 per cento…», dice ogni tanto Silvio Berlusconi sognando un governo senza alleati. Matteo Renzi lo prese in parola progettando (con il consenso suicida di Forza Italia) il famoso Italicum, cioè un sistema in cui vince il più forte e fa cappotto della maggioranza parlamentare. Il governo affidato in sostanziale esclusiva a chi vince le elezioni è un elemento di chiarezza: chi vince comanda e ne risponde agli elettori. Il limite dell’Italicum è che tutto il potere può andare a chi prende il 30 per cento dei voti (al ballottaggio vota meno gente che al primo turno). Non siamo al 25 per cento secco della legge Acerbo del 1923 ( il listone Mussolini vinse poi col 60 per cento dei voti), ma una quota rilevante dell’opinione pubblica mostra di amare poco l’eccesso di potere che può derivarne, soprattutto perché la maggioranza assoluta della Camera non sarebbe più bilanciata dal Senato. Si aggiunga una decisiva novità.

IL VENTO dell’antipolitica porterebbe il Movimento 5 Stelle ad avere ottime possibilità di vincere il ballottaggio, sicché Renzi avrebbe costruito una macchina perfetta per poi cederne le chiavi a Luigi Di Maio. Non a caso i 5 Stelle – che dissero tutto il male possibile dell’Italicum – adesso strepitano alla sola ipotesi che esso venga cambiato. Renzi è perciò stretto tra incudine e martello: se tiene il punto sull’Italicum rischia di far vincere il movimento di Grillo, se allarga il premio di maggioranza dal partito alla coalizione rinvigorisce il centrodestra che si gioverebbe del ritorno di Angelino Alfano, assai scontento del trattamento ricevuto da Renzi in fatto di potere.

C’È TUTTAVIA un altro elemento che potrebbe indurre il presidente del Consiglio a ripensare la legge elettorale: le nubi che si addensano sul referendum confermativo della Costituzione. La Brexit ha confermato quel che in Italia avevamo assaggiato con le elezioni comunali: sull’Europa intera le forze antisistema sono in grado di spazzare via qualunque ragionevole resistenza. David Cameron aveva detto che in caso di sconfitta non si sarebbe dimesso: ma lo sconquasso è stato tale, che da persona realista qual è ha ritenuto di non poter sopravvivere al proprio suicidio. Renzi ha sempre detto che la sconfitta al referendum sancirebbe la fine della propria presenza in politica. Dopo l’esempio di Cameron tornare indietro gli sarebbe impossibile. Egli deve dunque vincere. Col clima di oggi sarebbe difficile.

RENZI deve perciò cambiare il clima. Come? Addolcendo le minoranze del suo partito, gli alleati e forse perfino Forza Italia con una modifica della legge elettorale. Rinviando la celebrazione del referendum a dopo l’approvazione da parte almeno della Camera di una legge di stabilità molto generosa. E puntando su toni più morbidi da parte di Forza Italia che col Patto del Nazareno a quella Costituzione aveva dato un apporto decisivo. È vero che per Destra e Centrodestra abbattere Renzi sarebbe di grande soddisfazione, ma un governo a 5 Stelle non piacerebbe all’intero mondo di riferimento di Berlusconi. E nemmeno alle sue televisioni: sopravvissute brillantemente ai ‘comunisti’ sarebbero abbattute dai grillini.