Mercoledì 24 Aprile 2024

Il partito ombra

NEL SALVARE dall’arresto il senatore di Area Popolare Antonio Azzolini,non sappiamo se Matteo Renzi abbia mutato opinione per ragioni di principio o di convenienza. In entrambi i casi avrebbe le sue buone ragioni. La magistratura valuterà in sede di giudizio se il potente (e talvolta sfrontato) senatore è colpevole di quanto gli è stato addebitato. Ma non c’è alcuna prova che volesse scappare, non potrebbe in alcun modo ripetere il reato e se avesse voluto inquinare le prove avrebbe avuto tutto il tempo per farlo. Dunque, codice alla mano, non esiste alcuna ragione per arrestarlo. L’opinione pubblica è tradizionalmente colpevolista nei confronti dei potenti, politici o imprenditori che siano. Movimento 5 Stelle, Lega, Fratelli d’Italia e Sel si mettono al vento e votano sempre per l’arresto. Forza Italia, contraria alla carcerazione preventiva per gran parte dei reati, ha votato sempre contro. Il Pd – per paura di scelte impopolari - finora si è comportato come quelli che vengono definiti ‘manettari’.  La magistratura talvolta ne ha approfittato, nella certezza che qualunque richiesta di imprigionare un parlamentare sarebbe stata accolta. 

IL VOTO DI MERCOLEDÌ segna perciò una svolta molto significativa. La carcerazione, anche domiciliare, è un provvedimento estremo e va considerato con molta attenzione. Il Pd pertanto non ha commesso un errore votando no in aula, ma votando sì in commissione. La situazione è certo imbarazzante, ma un errore non si sana raddoppiandolo. Se il vice segretario Deborah Serracchiani ha sentito il dovere di scusarsi con un elettorato democratico perplesso, avrebbe dovuto farlo anche con Azzolini che a norma di codice deve restare libero fino a condanna definitiva.  Ma nell’autorizzare il no all’arresto (che si è trasformato in una valanga nel segreto dell’urna) Renzi ha avuto anche una convenienza politica. Il partito di Alfano è da un pezzo sotto tiro dei pubblici ministeri e l’arresto di Azzolini, con una motivazione non cristallina, avrebbe potuto allarmare e indispettire la base parlamentare del partito.

L’ARIA per la maggioranza al Senato non è affatto buona e lo conferma la clamorosa bocciatura di ieri su un articolo della riforma della Rai. Clamorosa perché ben 18 senatori della minoranza Pd hanno votato per bocciarlo aiutati da due amici di Verdini, mentre altri 7 del nuovo gruppo non hanno votato. Questo vuol dire che Verdini non vuole fare il 118 del governo a tempo pieno, ma solo sulle riforme che aveva votato prima della rottura del Patto del Nazareno. Per il resto continuerà a fare opposizione. Questo significa che Renzi ha un bisogno assoluto della lealtà di Alfano. L’articolo bocciato ieri (una delega sul canone Rai) non era un atto di prepotenza. Questo vuol dire che Renzi deve vedersela ogni giorno con un altro partito che si chiama Pd, ma non risponde al segretario del Pd. E nessuno della minoranza intende scusarsi. Anzi. Aspetta che lo faccia il segretario.