Venerdì 19 Aprile 2024

Il Papa sferza l'Europa dei conti«Basta burocrati, riscoprite i valori»

Nina Fabrizio STRASBURGO UN FANTASMA si aggira per l'Europa: la malattia della solitudine che nel perdurare della crisi economica con le sue «drammatiche conseguenze sociali» rischia di inghiottire le nuove generazioni mettendo una vera ipoteca sul futuro dei giovani. Francesco vola a Strasburgo per una visita lampo al cuore delle istituzioni europee, prima all'Europarlamento, dove sono rappresentate 28 nazioni e 500 milioni di elettori, quindi al Consiglio d'Europa. Quattro ore scarse ma densissime in cui il Papa latinoamericano chiede al Vecchio continente di ridarsi un'anima restituendo dignità ai suoi cittadini attraverso un rilancio delle politiche di occupazione. I «tecnicismi burocratici», spiega Francesco all'assemblea, hanno oscurato i grandi ideali dei padri fondatori, scavando un abisso di «sfiducia» verso le istituzioni. UNA DISTANZA aggravata dalla crisi economica. La via di uscita sta in una parola chiave, «solidarietà», e nelle ricette in grado di favorire il lavoro ma ad «adeguate condizioni». «La flessibilità del mercato avverte infatti Bergoglio , deve essere coniugata con la necessità di stabilità» e non aprire la strada a forme di sfruttamento. Ancora Francesco indica all'Europa la sfida storica di resistere «alla pressione degli interessi multinazionali» che rischiano di trasformarla in un mezzo per il «potere finanziario al servizio di imperi sconosciuti». Non secondaria è poi la questione migratoria: il Vecchio continente deve accogliere, non può accettare ai suoi confini un Mediterraneo ridotto a «grande cimitero». C'è da lavorare «insieme», sottolinea a più riprese Bergoglio che trasferendosi al Consiglio d'Europa chiede un patto tra le generazioni e si lancia in un elogio dei giovani politici di ogni schieramento. Sono loro oggi quelli più in grado di voltare pagina rispetto a un'Europa «impaurita», «ripiegata su se stessa», una specie di «nonna opulenta» che ha messo ai margini poveri e deboli. Francesco lo spiega così: «Negli incontri con i politici di diversi Paesi d'Europa ho notato che quelli giovani affrontano la realtà da una prospettiva diversa rispetto ai loro colleghi più adulti. Forse dicono cose apparentemente simili ma l'approccio è diverso. Parole simili, ma musica diversa». VENTISEI anni dopo la visita di Giovanni Paolo II a Strasburgo, unico precedente di un Papa, quando era ancora in piedi il Muro di Berlino, e prima di tuffarsi venerdì in una nuova missione internazionale nella Turchia a stragrande maggioranza musulmana, Francesco condanna anche il fondamentalismo religioso «nemico di Dio». Ai giornalisti che sul volo di ritorno gli chiedono se sia possibile dialogare con lo Stato islamico che sta facendo strage di minoranze in Siria e in Iraq, Francesco replica possibilista: «Io non do mai per persa una cosa. Non so, ma non chiudo mai una porta». Quindi, torna al cuore politico dei suoi discorsi: «Se sono un Papa socialdemocratico? Così mi sento come in una collezione di insetti, non mi qualifico né nell'una, né nell'altra parte» perché, semplicemente, ricorda, «quello che dico viene dal Vangelo» e quindi «dalla dottrina sociale della Chiesa».