Giovedì 25 Aprile 2024

Il cibo stampato in 3D è il futuro dell alimentazione?

Un gruppo di ricerca della Columbia University ha realizzato un prototipo capace di stampare cibo in 3D seguendo una ricetta.

Un esempio di cibo stampato in 3D – Foto: Timothy Lee Photographers/Columbia Engineering

Un esempio di cibo stampato in 3D – Foto: Timothy Lee Photographers/Columbia Engineering

Una normale cucina di casa prevede alcuni elettrodomestici di base, per esempio un frullatore o una macchina per fare toast. In futuro potrebbe valere la pena di fare spazio per un altro accessorio, una stampante 3D capace di produrre cibo: è questo il progetto a cui sta lavorando il team guidato dal professor Hod Lipson della Columbia University School of Engineering and Applied Science.
 
COME FUNZIONA
Il prototipo è grande più o meno come una macchina per il caffè americano. Ha otto contenitori di cibo che possono ospitare gel, liquido, paste e polveri. A seconda della ricetta da eseguire, un braccio meccanico recupera i giusti contenitori e stampa in 3D il cibo relativo.
 
LA SFIDA ANCORA DA SUPERARE
Attualmente il prototipo non è ancora in grado di cuocere gli ingredienti e la sfida del gruppo di ricerca è trovare il modo di inserire una tecnologia a microonde all'interno del braccio robotico. Una volta fatto questo, occorrerà predisporre un software capace di regolare la cottura a seconda degli alimenti da trattare e delle ricette. Il professor Lipson si dice fiducioso: tutti i problemi dovrebbero essere risolti in modo soddisfacente entro la fine dell'estate.
 
NON RIMPIAZZA LA CUCINA
Lipson spiega chiaramente che il suo prototipo non è pensato per rimpiazzare la cucina tradizionale: «Non assolverà a tutti i nostri bisogni nutrizionali né potrà cucinare ogni alimento che dovrebbe rientrare nella nostra dieta. Ciò che farà è produrre un'infinita varietà di cibi freschi, nutrienti e personalizzati partendo da ricette digitali e ingredienti base contenuti in cartucce refrigerate».
 
COME GARANTIRE LA QUALITÀ?
Ovviamente, ed è un dettaglio fondamentale, affinché si possano ottenere cibi sani è necessario che gli ingredienti delle cartucce siano di prima scelta. Questo è però un aspetto che Lipson e colleghi non stanno affrontando. Anche il coinvolgimento dell'International Culinary Center di New York City, una delle scuole di cucina più prestigiose degli Stati Uniti, sta "limitando" la ricerca a nuove consistenze, combinazioni e impiattamenti che sarebbero impossibili (o molto difficili) da ottenere a mano.
 
IN CONCLUSIONE
Il progetto di Hod Lipson sembra avere grosse potenzialità soprattutto in quelle case dove mancano il tempo per cucinare oppure una buona cultura culinaria, e chissà mai che riesca assestare un colpo all'abuso di junk food. È però fondamentale che si inizi a ragionare sugli ingredienti di partenza, per evitare che semplicemente il junk food diventi più tecnologico.
 
IL PROTOTIPO IN FUNZIONE, UN VIDEO DIMOSTRATIVO