Martedì 23 Aprile 2024

Il buio e l'angoscia

CHE ACCADE se l’artefice della vicenda più grave che in natura possa accadere, la morte di un figlio, è una madre inconsapevole. E quanto può interessare alla stessa sapersi forse sollevata dal giudizio penale e sociale se è lei che l’ha dimenticato inspiegabilmente in auto. Pensando ad altro, saltando un passaggio del suo quotidiano, perché in quella mattina di luglio forse quella madre avrebbe voluto essere in vacanza con i suoi bambini, invece di doverli accompagnare in due posti diversi per poi andare al lavoro. Ma, mentre la sorellina è arrivata a destinazione, la bambina di diciotto mesi è rimasta in auto per quattro ore. E non ha retto. Questo episodio ha sconvolto tutti, ma non è nuovo alle cronache sopratutto estive. Negli ultimi anni è accaduto con una frequenza che sconvolge tutti noi. Madri e padri, indistintamente, non hanno ricordato di avere in auto il proprio figlio e, molto probabilmente, sono stati loro stessi a caricarli sul seggiolino posteriore. Si parla di amnesia dissociativa, non si ha memoria di fatti importanti. Uno stato di oblio, a volte temporaneo a volte no, dovuto a stress. Non è rimozione, è la testa che troppo contiene o niente affatto contiene perché stanca. E la routine a volte ci rende ciechi, si fanno gesti per puro automatismo.

QUALE GESTO la madre di Livorno ha invertito? Quale altra incombenza ha pervaso la sua testa? Dove sono i nonni che aiutavano le nostre madri, le famiglie soccorso a rete larga che si distribuivano i compiti? Non da adesso si pensa a dispositivi che possano allertare se in auto resta qualcuno dentro a porte chiuse. Ma l’aiuto tecnologico e quando questo verrà non ci solleverà dall’amarezza di pensarci sempre più di corsa, con un cellulare tra le mani, a rispondere, pianificare, scendere e salire da casa, dal traffico, dal lavoro. L’unica strada che ci resta come salvezza prima ancora che come dovere è il chiedere aiuto. Allarmarsi della propria stanchezza, dei primi segnali di cedimento e fidarsi anche di un vicino di casa al quale forse oggi neanche rivolgiamo il saluto e chiedergli se può darci una mano per una bottiglia di latte o per accompagnare il nostro bambino all’asilo nido.