I ciclisti dell'Androni chiedono i danni ai compagni dopati

Angelo Costa MENTRE LA VUELTA fa la siesta aspettando il tappone di Andorra (sei colli da scalare con Aru che dal quinto posto può risalire in zona nobile), il ciclismo si concede un inedito: i corridori che citano per danni i colleghi coinvolti in vicende doping. Succede all'Androni, team di seconda fascia che da anni ben figura nelle principali gare, a cominciare dal Giro: dopo i casi di Davide Appollonio e Fabio Taborre, trovati positivi nella prima parte della stagione, tutti gli atleti della squadra, insieme allo staff, hanno deciso di attivare una procedura giudiziaria per ottenere un risarcimento. Nel suo genere, una svolta storica. L'atto preparato dall'avvocato Giuseppe Napoleone, già legale di Cipollini oltre che ciclista praticante, è una primizia assoluta nel campo della lotta al doping: conferma la volontà del team guidato da Gianni Savio, uno dei manager più navigati del ciclismo, di non lasciare impunito ciò che viene considerato un tradimento' ai principi della società, oltre che agli altri atleti della squadra. «DA ANNI abbiamo fatto del ciclismo pulito' una delle nostre priorità: abbiamo cercato di educare e prevenire, con corsi di informazioni interni, e anche di reprimere, istituendo un'ingente penale prevista dal regolamento interno firmato dai corridori davanti a un notaio. In più, non abbiamo esasperato l'attività di nessun atleta. Di più non avremmo potuto fare», racconta Savio, promettendo di andare fino in fondo. «Saremo inflessibili nei confronti dei due irresponsabili che hanno infranto le regole della nostra squadra. Hanno avuto un comportamento criminale: non esagero insistendo su questo termine perchè il doping è un reato. Così facendo, hanno causato un danno enorme alla società, ma anche a staff e compagni, che per un mese non hanno potuto disputare gare». Appollonio e Taborre sono risultati positivi in controlli a sorpresa a metà giugno e sono due dei cinque ciclisti italiani pizzicati' quest'anno. Nei loro confronti, l'Androni ha subito manifestato l'intenzione di procedere per vie legali: le parole, per la prima volta, diventano fatti.